Francesca Vecchioni, figlia del celebre cantautore, conversa con Maria Novella de Luca intorno al suo libro T’innamorerai senza pensare (Mondadori Electa), dedicato a temi universali come l’amore, i diritti e la genitorialità.


[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]È [/no_dropcaps]successo proprio così, «come accade ai bambini», con una tale naturalezza che non risulta uno sbaglio, una tale bellezza che non mostra qualcosa di strano o di diverso dal ‘normale’. Imparare ad amare e accorgersi di amare una persona dello stesso sesso: T’innamorerai senza pensare, con cui Francesca Vecchioni (1975), figlia del celebre cantautore, laureata in Scienze politiche, attivista per i diritti civili, esperta in comunicazione, giornalista, e fondatrice dell’associazione Diversity, racconta di sé, parla di amore, e di un tema di attuale importanza quale la famiglia omogenitoriale. L’autrice presenta il suo libro al passaggi festival della saggistica di Fano: «Non sono una scrittrice», dichiara. «Questo libro è uno strumento: la ragione per cui mi racconto in queste pagine è la testimonianza. La testimonianza è ciò che fa identificare». Affronta il pregiudizio che considera frutto di una mancanza di informazioni adeguate. «Il problema nasce dalla paura, dal non conoscere un argomento, da quello che non si sa», evidenzia a più riprese. « Non si può guarire da una ‘non malattia’. Non sto facendo una battaglia contro qualcuno, sto solo trasmettendo un qualcosa che da anni si sa: l’essere genitore prescinde dal genere». Nella seconda parte del libro, trovano spazio la storia d’amore con Alessandra e il desiderio di creare un nido, la nascita di due bambine attraverso la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). «La genitorialità la cerchi con un senso di egoismo, che poi scompare: si trasforma in amore incondizionato, e scopri che in realtà quella parvenza di egoismo era una spinta verso la genitorialità».

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[no_blockquote text=”Non si può guarire da una ‘non malattia’. Non sto facendo una battaglia contro qualcuno, sto solo trasmettendo un qualcosa che da anni si sa: l’essere genitore prescinde dal genere” text_color=”red” title_tag=”h5″ width=”” line_height=”” background_color=”” border_color=”” show_quote_icon=”yes” quote_icon_color=”” quote_icon_size=””]

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Francesca Vecchioni e Maria Novella de Luca

Francesca Vecchioni e Maria Novella de Luca

[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]L[/no_dropcaps]a genitorialità la cerchi con un senso di egoismo, che poi scompare: si trasforma in amore incondizionato, e scopri che in realtà quella parvenza di egoismo era una spinta verso la genitorialità». L’autrice evidenzia la portata del problema italiano riguardo le leggi sulle unioni civili. « Si vuole forzatamente strutturare la questione come più complessa e complicata di quanto sia nella realtà. Siamo trattati in maniera diversa, e questo mina il benessere di un’intera società poiché la mancanza di uguaglianza fa male a tutti». La Vecchioni sottolinea le differenze rispetto ad altri Paesi, proponendo un esempio emblematico: « In Olanda, fare figli è un bene sociale. I donatori non si sentono ovviamente padri, ma donano perché è un beneficio collettivo».

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[no_blockquote text=”Il problema non è il figlio, ma il genitore che non abbraccia. È solo un abbraccio che serve. Occorre far capire che alcune opinioni non lo sono, ma sono insulti” text_color=”red” title_tag=”h5″ width=”” line_height=”” background_color=”” border_color=”” show_quote_icon=”yes” quote_icon_color=”” quote_icon_size=””]

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[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]C[/no_dropcaps]hiude il libro una sorta di ‘appendice al contrario’: non un manuale di comportamento indirizzato agli omosessuali, ma agli etero, per rimarcare in modo originale quello che l’autrice ritiene il nocciolo duro della questione: « Il problema non è il figlio, ma il genitore che non abbraccia. È solo un abbraccio che serve. Occorre far capire che alcune opinioni non lo sono, ma sono insulti. Tutti si può intervenire in questo tipo di comunicazione, anche in maniera molto semplice, nella quotidianità. La nostra attenzione dev’essere vigile, verso i nostri figli, verso i nostri stereotipi, verso noi stessi».

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[no_blockquote text=”E figlia, figlia, figlia sei bella come il sole / Come la terra, come la rabbia, come il pane / E so che t’innamorerari senza pensare / E scusa, scusa se ci vedremo poco e male / Lontano mi porta il sogno / Ho un fiore qui dentro il pugno (‘Figlia’ di Roberto Vecchioni)” text_color=”red” title_tag=”h6″ width=”” line_height=”” background_color=”” border_color=”” show_quote_icon=”yes” quote_icon_color=”” quote_icon_size=””]

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