È cominciata la terza edizione di Passaggi, quest’anno dedicato alla ricerca del ‘graffio’ che incide il nostro presente, dell’anima di questo tempo mutevole e indistinto. Una scultura ‘riscoperta’, realizzata nel 1965 Eliseo Mattiacci, è il simbolo di un festival che cerca risposte ai quesiti più urgenti della contemporaneità e passa a vaglio critico i luoghi comuni della rappresentazione culturale e mediatica del nostro paese.  


È affidata non a caso a una scultura dal titolo Locomotiva, realizzata nel 1965 da Eliseo Mattiacci, la partenza della terza edizione del festival Passaggi, ruvida esaltazione del secolo che fu e della sua anima industriale e ipercinetica. «Se il secolo scorso ha un’impronta ben definita, un carattere riconoscibile nei conflitti mondiali che l’hanno attraversato, nelle persecuzioni razziali e nei trapassi repentini, questo nostro presente non ha contorni chiari, è fluttuante, inafferrabile» riflette Cesare Carnaroli, presidente dell’Associazione Passaggi intervenuto sul palco. Ecco allora che il festival diviene l’occasione per interrogarsi su questo tempo complicato e sfuggente, stagione senza corpo e senza identità. «Di fronte al narcisismo imperante e alla tendenza ad abusare della parola, svilendola, è necessario fermarsi e dedicare un momento alla riflessione, alla ricerca di risposte ai quesiti che ci attanagliano, perché è vitale sottoporre a scrutinio critico tutte le acquisizioni culturali, tutti i luoghi comuni. Per questo il festival è una palestra d’idee, che non teme di ospitare figure scomode, non allineate. È un’enorme soddisfazione per chi considera la vita anche un piacere intellettuale», osserva Stefano Marchegiani, Assessore alla Cultura e Vice Sindaco di Fano. Eliseo Mattiacci, autore della scultura simbolo del festival e ospite d’onore dell’inaugurazione, ritrova nella sua opera mai esposta prima il miracolo del dinamismo che scaturisce dalla materia inerte, il movimento che vince il rigore immobile del ferro. Una metafora e un auspicio: «questa è una manifestazione importante per Fano che spesso non tributa la giusta attenzione all’arte, ma non è un rimprovero, piuttosto l’augurio per i giovani di trovare una qualche energia anche nella stasi».

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