A Passaggi Corrado Augias ritirerà il Premio Andrea Barbato per il giornalismo e terrà una lectio magistralis sul suo ultimo libro: Le ultime diciotto ore di Gesù

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La materia evangelica affascina da sempre gli intellettuali e gli scrittori indipendentemente dalla loro provenienza culturale, politica e religiosa. In un’ormai storica intervista di Enzo Biagi, Pasolini affermava di trarre ispirazione dai Vangeli poiché – nonostante il suo ateismo – considerava il suo modo di vedere le cose in parte “miracoloso”, dettato da un’interiorità spirituale intensa, sebbene slacciata da logiche dogmatiche e confessionali. Corrado Augias, ne Le ultime diciotto ore di Gesù, si muove con sapienza sul filo della magnifica pluralità del Vangelo, un’opera eternamente sospesa tra testimonianza storica e culturale e profondità poetica e di pensiero. Attraverso la consultazione di varie fonti – i Vangeli sinottici e quelli apocrifi, gli autori romani che ne hanno scritto – Augias conduce il lettore attraverso i momenti della Passione, inquadrando però la vicenda di Cristo da prospettive inusuali, ancora non del tutto esplorate. Viene sottolineata, in particolare, l’oscurità che accompagna il percorso di Gesù verso il Calvario: un’atmosfera buia che diventa altamente simbolica. Il tradimento di Giuda e l’arresto, il processo, la condanna: tutti gli elementi sembrano congiungersi per orchestrare il “notturno” più importante dell’umanità. Il cuore pulsante del libro sono però i personaggi, ricostruiti nelle loro sfaccettature umane e nelle loro implicazioni storiche, più che teologiche. Miriam, o Maria, una donna che nei vangeli, in termini di presenza “scenica”, è relegata a poche battute, viene qui raccontata in tutta la sua drammaticità di madre, con un figlio dal destino più grande di ogni affetto. Allo stessa maniera, in una rappresentazione tragicamente umana, viene raccontata la figura di Giuseppe. Un altro cardine essenziale è la riflessione sul tradimento di Giuda. La consultazione dei vangeli apocrifi risulta in questo caso determinante: nel Vangelo di Giuda, l’Iscariota non è visto come traditore, ma come particella essenziale per l’avvenimento della morte di Cristo, una chiave di volta, suo malgrado, che permette alla profezia messianica di realizzarsi.
Per Augias è fondamentale ricercare la concretezza e le dinamiche umane della storia di Gesù. Il fascino della figura cristologica che l’autore vuole evidenziare maggiormente è legato infatti a fattori sociali, politici e simbolici. Quello di Augias è un Gesù Cristo dalla carica rivoluzionaria reale, e le molte fonti citate sostengono tale sguardo. L’atto che ha portato Gesù alla morte è la sua sfida ai poteri della Palestina dell’epoca: l’autorità religiosa ebraica, e la dominazione romana. Il Tempio vedeva in Gesù Cristo una crisi del suo dominio secolare e della centralità speciale di cui godeva nella cultura ebraica. I romani non avevano invece nulla da guadagnare dall’instabilità sociale e politica della regione palestinese, già continuamente scossa dalle rivolte del popolo israelita: dunque questo nuovo profeta arrivato a Gerusalemme a dorso di mulo poteva rappresentare la miccia di nuovi disordini. Corrado Augias ha senza dubbio compiuto un’operazione complessa: offrire un ulteriore contributo scritto relativo alla “scrittura” più scritta, più raccontata di tutte, per molti “la scrittura” per eccellenza. Ma dalle pieghe culturali e dagli spazi storici in cui ha saputo calarsi è riuscito a riportare alla luce considerazioni che contribuiscono ad ampliare lo sguardo su una vicenda che merita di essere osservata da tutti i lati possibili.

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Il libro

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corrado augias

 

Corrado Augias, Le ultime diciotto ore di Gesù
Einaudi; settembre 2015 (collana Frontiere)
Pagine 252; 20 euro.
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Per scaricarlo su Bookrepublic, ecco il link.
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L’appuntamento

Giovedì 23 giugno, ore 18.00 – 19.00, Piazza XX Settembre, palco centrale. Lectio Magistralis e conferimento del Premio Andrea Barbato per il giornalismo a Corrado Augias. Consegna il premio Nicola Barbato.


Articolo di Riccardo  Marchionni 

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