Giornalista e scrittore di oltre trenta libri, amante dello studio e del sapere, autore di uno dei programmi di divulgazione scientifica più famosi.

Questi sono solo alcuni aspetti di un uomo di grande valore come Piero Angela.

Insignito di otto lauree honoris causa, tra cui una in Scienze Naturali dall’Università degli Studi di Camerino.

Nel 2018 è stato ospite di Passaggi Festival dove ha ricevuto il Premio Andrea Barbato.

I tanti anni spesi per il giornalismo e la divulgazione scientifica lo rendono un profondo conoscitore del mondo della scienza, ma anche di altri numerosi aspetti sociali come il futuro dei giovani italiani, il ruolo di Internet e dell’insegnamento scolastico.

L’infanzia e la famigliadi Piero Angela

Piero Angela è nato il 22 dicembre del 1928 a Torino, in un’Italia completamente diversa da ora: niente automobili, niente supermercati, arrotini, balie, lattai, sarti e calzolai.

Anni in cui anche i farmaci e gli interventi chirurgici erano completamente arretrati.

Rischiò di morire di polmonite ad un anno.

“Mia sorella Sandra mi ha raccontato di avere ancora in mente quella scena: ero nel mio letto bianco, pallido e guardavo con aria triste un piccolo carosello che mi avevano messo davanti, con appesi i cavalli e i cavalieri di latta che giravano lentamente. Le mie difese immunitarie vinsero quel primo torneo, rilasciandomi praticamente il primo biglietto di ingresso nella vita.”

Cresciuto in una famiglia piemontese, ha ricevuto una rigida educazione da suo padre Carlo Angela, medico e da sua madre Mary, ben più dolce e affettuosa.

Ha una sorella, Sandra, con la quale è molto in contatto tuttora.

Uno dei valori che la sua famiglia gli ha trasmesso è stato quello della razionalità che lo ha sempre accompagnato nel suo lavoro di studioso.

Dal giornalismo alla divulgazione scientifica

Ha iniziato la sua carriera da giornalista come collaboratore del Giornale Radio della RAI.

In seguito nel 1954 è passato al telegiornale, lavoro che lo portò a vivere prima a Parigi poi a Bruxelles.

A fianco di Andrea Barbato nel 1968 ha condotto la prima edizione del Telegiornale delle 13:30.

Proprio ad Andrea Barbato è intitolato il Premio che viene assegnato a Passaggi Festival ogni anno e che ha ricevuto anche Piero Angela nel 2018.

Il Premio viene conferito ogni anno a un giornalista di grande spessore, la cui integrità morale si accompagni a una brillante e incisiva carriera giornalistica.”

Nel 1969 ha lasciato il telegiornale per occuparsi “non di dieci notizie al giorno, ma di una notizia per anno”.

È così iniziata la sua carriera nel mondo della divulgazione scientifica, con programmi come “Destinazione uomo” e il famosissimo “Super Quark” che ha preso avvio dal 1981.

Il nome “Quark” è inteso come “andare dentro le cose” perché i quark sono minuscole particelle che si trovano nel nucleo degli atomi.

Piero Angela, un grande studioso che odiava la scuola

Piero non è stato uno studente modello: non ha amato la scuola, anzi ha vissuto lo studio come una punizione.

Ha confessato di essere stato tanto annoiato sia dal liceo classico che dalle lezioni di pianoforte. Eppure è un grande appassionato di musica e suona tuttora.

Inoltre è senza dubbio un grande studioso, soprattutto di argomenti di carattere scientifico ma non solo.

Questo dimostra come la scuola a volte faccia dimenticare ai ragazzi il valore della scoperta e della curiosità che sono alla base dello studio.

In generale infatti secondo Piero Angela la scuola non è capace di insegnare il metodo scientifico. Sarebbe utile apprendere nozioni riguardo la demografia, l’economia, il ruolo della politica e della scienza nella società.

Ma sono cose che a scuola non si studiano, perché si preferisce dare un’informazione emotiva e frivola.

La sete di sapere e la voglia di conoscere non lo abbandonano nemmeno ora, dopo tanti anni di studio.

“La scienza ha questo di bello: che ti racconta sempre storie nuove. È come avere una chiave che apre tante serrature, con le quali entrare in queste stanze delle meraviglie, dove capisci come è nato l’universo, come si è sviluppata la vita sulla terra, cosa sono la materia e l’antimateria. Come si fa a non essere curiosi di tutto questo?”

I giovani e il futuro

Secondo Piero Angela i giovani italiani non hanno più speranze. Quando Piero era giovane i tempi erano difficili, ma si sapeva che il giorno dopo si stava meglio.

Ora invece si teme sempre il peggio e l’impressione è che il giorno dopo ci sarà una crisi ancora peggiore.

Credo sia questo che avvelena sia i giovani che gli adulti. Ci sono tante intelligenze, ma manca un’intelligenza di sistema, cioè la capacità di mettere insieme queste intelligenze e farle fruttare.”

A tal proposito Angela si è speso per il progetto “Costruire il Futuro”, un ciclo di conferenze con esponenti di spicco di vari settori per giovani studenti alle prese con la scelta del loro futuro.

Secondo Angela: “Dobbiamo cercare di avere una cultura sempre sincronizzata con la velocità con cui avvengono i cambiamenti. I giovani che oggi hanno circa 20 anni nel 2050, che oggi ci sembra così lontano, saranno dei cinquantenni nel pieno della loro attività fisica, mentale e sociale, che si troveranno di fronte un mondo completamente diverso a quello di oggi. Lo scopo di queste lezioni è proprio quello di spiegare ai ragazzi che anche se non possiamo prevedere il futuro possiamo studiare le tendenze del presente per capire la direzione in cui stiamo andando”.

La tecnologia: i pro e contro di Internet

Internet è uno strumento straordinario e altrettanto nocivo, che Piero Angela definisce “di distruzione di massa”.

Oltre alla dispersività, vi è il trionfo dell’emotività che vince sul ragionamento.

In generale, abbiamo bisogno di un’informazione molto più ricca: Internet ci consente di essere collegati ovunque, ma come utilizziamo questo strumento? Davvero diffondiamo conoscenza, consapevolezza e lo utilizziamo per migliorare la qualità della vita dei cittadini? L’emotività finisce per mangiarsi l’informazione, così come la cultura. Bisogna trovare un sistema che permetta di essere attrattivi ma che allo stesso tempo consenta di diffondere conoscenza e idee”.

Un esempio del trionfo dell’emotività è la questione vaccini.

È bastato far riemergere le parole di un medico degli anni Novanta, tra l’altro radiato dall’ordine, sul fatto che i vaccini provochino l’autismo per generare una cascata di adepti, le cosiddette “mamme no-vax”, che hanno smesso di vaccinare i propri figli correndo numerosi rischi.

D’altronde come diceva Umberto Eco “certi personaggi, che una volta straparlavano al bar dopo qualche bicchierino e venivano subito zittiti, oggi sul Web possono pontificare e dibattere con autorevoli scienziati che, chiamati in causa, pazientemente rispondono ad accuse o insinuazioni diffamatorie”.

Fiducia nella scienza

Di fronte alla tendenza dell’italiano medio alla sfiducia nella scienza e nella competenza, Piero Angela si mostra ottimista affermando che in realtà non esiste.

Credo che ci sia un po’ di confusione, che chi fa molto rumore soprattutto grazie a internet, riesce a dare l’idea che ci siano opinioni diverse, in realtà non è così. Semplicemente, le persone per amare la scienza devono capirla. Per questo dico sempre: mettersi dalla parte degli scienziati per i contenuti, e dalla parte del pubblico per il linguaggio.

Ed è quello che ha fatto Piero Angela nel programma “Super Quark” adottando il sistema dei cartoni animati per spiegare concetti di scienza, in collaborazione con il disegnatore Bruno Bozzetto e grandi menti scientifiche.

La paura della morte secondo Piero Angela

Piero Angela a proposito della paura della morte, afferma che, come diceva Seneca, noi siamo stati morti per millenni e continueremo ad essere morti.

“La vita è come un attimo in cui si è vinta la lotteria, una mezz’ora. Quindi bisogna cercare di viverla al meglio.”

E nell’epilogo del suo libro “Il mio lungo viaggio” Piero scrive “Mi sembra di rivedere la mia vita un po’ come quel piccolo carosello. Lavorando a questo libro ho rivisto passare tanti personaggi, che apparivano e scomparivano, tanti volti, tante storie: cavalieri bianchi senza macchia, cavalieri neri, uomini straordinari, succhiacalzette, amici amati che non riapparivano più al giro seguente, plotoni di direttori generali, consiglieri di amministrazione, capistruttura, persone umili, persone importanti, geni e no. Dentro quella folla di personaggi che giravano c’ero anch’io, a ogni passaggio uguale e diverso, con la mia piccola spada, i miei entusiasmi, il mio amore per la vita e la consapevolezza che piano piano la molla esaurirà la sua carica e la musichetta lentamente si fermerà. Per fortuna ci sentiamo tutti eterni. Ed è per questo che cavalcheremo sino alla fine. Cercando di tenere alto il nostro pennacchio”.

 

 

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