Bernardo Valli presenta il libro che raccoglie i suoi reportages realizzati in Italia e nel mondo dal 1956 sl 2014, edito da Mondadori e curato da Franco Contorbia. In conversazione con quest’ultimo e Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera, il grande reporter ripercorre il suo straordinario tragitto umano e professionale, percorso senza mai smarrire passione e curiosità. 


Bernardo Valli si gode il tardo pomeriggio fanese (lo scatto è tratto dal nostro account Instagram)

Bernardo Valli si gode il tardo pomeriggio fanese (lo scatto è tratto dal nostro account Instagram)

[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]I [/no_dropcaps]colori di Cuba, il caldo e umido Vietnam, i conflitti del Medio Oriente. C’era un tempo in cui scrivere e viaggiare erano due attività inseparabili del giornalismo. E la realtà dei territori di guerra occorreva viverla, prima ancora che raccontarla. Bernardo Valli, premiato al Festival di saggistica Passaggi di Fano, ricorda ogni dettaglio delle sue inchieste in tutto il mondo. «Quando penso al mio passato da reporter, ricordo la mia sfida personale con Egisto Corradi: leggendo i suoi articoli, speravo sempre che i miei fossero più ricchi e completi dei suoi. Oggi invece si tende a cercare lo scoop, a dare la notizia anche senza verificare le fonti. Questo è da cambiare» – spiega l’ex reporter storico di Repubblica, Corriere e La Stampa presentando il libro “La verità del momento”.

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[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]L[/no_dropcaps]e difficoltà di raccontare la guerra –  «Il corrispondente di guerra? Io ho la profonda convinzione che questa figura non esista – commenta Valli rispondendo alle domande di Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera – «i giornalisti devono recarsi sul posto, ma è molto più importante che riescano a offrire un’analisi approfondita delle forze in campo. Perché spesso per gli inviati è difficile comprendere il valore storico di ciò che sta accadendo».

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[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]G[/no_dropcaps]iornalismo dagli anni ’50 – “La verità del momento” raccoglie 193 reportages del giornalista tra il 1956 e il 2014. In poco meno di 60 anni, due le rivoluzioni attraversate dal giornalismo: la televisione e i social network. «Il giornale non è più la preghiera del mattino dell’uomo moderno – ricorda Valli citando Hegel.«La tv ha ucciso la terza pagina, la carta stampata ha perso il fascino della novità perché internet fornisce notizie in tempo reale. Ma il senso e la responsabilità del fare informazione restano intatti».

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[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]I[/no_dropcaps]l futuro? Nelle mani dei giornalisti – Sull’importanza del ruolo dei redattori professionisti concorda anche il reporter Lorenzo Cremonesi del Corriere della sera, sul palco insieme a Valli: «Senza il lavoro di filtro e selezione dei giornalisti il rischio è che i lettori si facciano travolgere dall’inondazione delle notizie provenienti dalla rete» – ammonisce Cremonesi. Ma non si tratta della classica retorica contro il giornalismo digitale. È proprio Valli, in chiusura dell’incontro, a sottolineare la questione più importante: «Dallo zelo e dall’onestà del giornalista dipende la sopravvivenza di una società democratica».

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