Apertura pomeridiana del Passaggi Festival 2016 all’insegna di una riflessione intorno alla responsabilità umana: cronache di un mondo mercificato tra presente e passato

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Sono da poco suonati i rintocchi che segnano le ore diciotto in piazza XX Settembre nell’adriatica città di Fano. Il presidente di Passaggi Festival assieme alle alte cariche dell’amministrazione pubblica comunale e regionale hanno rotto gli indugi e dato il via alla quarta edizione di Passaggi Festival della saggistica. Un nuovo rintocco apre non a caso la presentazione del libro Le Ultime ore di Gesù di Corrado Augias, quasi come se il tempo volesse affermare il proprio protagonismo e attirare l’attenzione sui punti salienti, come nota scherzosamente la giornalista Milena Gabanelli, moderatrice della presentazione successiva de Il Facilitatore di Sergio Rizzo. La platea assiste partecipe a due interventi diversi per contenuto e forma ma venati dallo stesso spirito giornalistico: dare voce a quella verità che per varie ragioni è stata lasciata in ombra.

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Augias e la fine di Gesù

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La Lectio magistralis di Corrado Augias al Passaggi 2016

La Lectio magistralis di Corrado Augias al Passaggi 2016

Fin da subito Augias sottolinea che l’intento del suo libro è quello di offrire un’ invenzione coerente delle ultime ore di vita di Gesù avvallandosi dell’interpretazione canonica che la Chiesa ha dato di questo momento drammatico ma reintegrandola con fonti storiche e versioni trascurate dei vangeli. La sua è una riflessione storica prima che teologica perché «la teologia non tiene conto delle circostanze minute», delle digressioni, per così dire, ma privilegia la linea principale della narrazione. Ed è mentre il giornalista snocciola le cosiddette «circostanze minute» che lo spettatore si accorge della potenza che queste hanno di far emergere una nuova interpretazione della storia di Gesù. Ad esempio, il gesto di Gesù di cacciare i mercanti dal tempio, spiega Augias, è il tentativo di sovversione dei rapporti tra politica, che in questo caso coincide con l’impero romano, e i mercanti; e quindi tra la politica e il tempio. Il tempio, ricorda Augias, non può funzionare senza i mercanti che vendono gli animali per quei sacrifici su cui la religione del tempio è basata. A loro volta, però, i mercanti sono coinvolti negli affari politici. Cacciare i mercanti significa, allora, allontanare la politica dal tempio e in ciò consisteva la sovversione implicita nel gesto di Gesù.

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Sergio Rizzo e le meccaniche della corruzione

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Milena Gabanelli e Sergio Rizzo in conversazione al Passaggi 2016

Milena Gabanelli e Sergio Rizzo in conversazione al Passaggi 2016

Di un altro tipo di mercanti si tratta nell’intervento su Il Facilitatore di Sergio Rizzo, ma dello stesso clientelismo e della stessa corruzione. La seduzione del denaro e del potere agisce dall’ambito laico a quello religioso. Il denaro del tempio, di cui parla Augias, sacro ai giudei, sostituisce definitivamente il sacro: Don Aureliano custodisce il denaro sporco nel tabernacolo tutt’uno con un quadretto di madonna con bambino; Don Pasqualino accetta ottanta milioni destinati alla diocesi da un ministro come ringraziamento alla vergine Maria…Questi costituiscono solo alcuni dei casi toccati nella presentazione. In tutti casi, tuttavia, i nomi fittizi celano l’identità dei malfattori reali: in ciò consiste la possibilità della finzione narrativa di dare voce ad una realtà che altrimenti andrebbe taciuta e persa.
È questo che in definitiva accomuna i due interventi. Entrambi incoraggiano la platea fisica e quella virtuale dei lettori a venire ad assumere la propria responsabilità sia di lettore della storia sacra sia di cittadino italiano: la responsabilità di evitare l’atteggiamento pigro e indifferente di chi tollera tutto; la responsabilità di metter in luce la verità nelle sue molteplici sfaccettature. I due autori ci sono riusciti attraverso il potere della finzione narrativa che nei due saggi si spoglia della sua canonica funzione di mascherare la realtà per rivelarla nella sua interezza e crudezza. Come ricorda Gabanelli, il male peggiore non è fare i conti con la censura esterna, politica o religiosa che sia, ma piuttosto con l’ “auto-censura” di chi non ha voglia di fare fatiche e quindi decide di non fare niente.

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Articolo di Teresa Valentini

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