Siediti e Sogna

Esposizione e uso

Esposizione e uso di sedute da esterno dove ascoltare i testi Ad Alta Voce di Rai Radio 3. A cura di Andrea Esposto (Casarredo– Fano)

Ingresso libero, aperta da giovedì 22 a domenica 25 giugno

Corte Malatestiana, Piazza XX Settembre (ingresso Carifano) Fano

La buona terra

Mostra fotografica

L’esposizione itinerante, realizzata da ANCC-Coop, associazione nazionale Cooperative di Consumatori, che dalla Camera dei Deputati arriva direttamente a Fano come seconda tappa nazionale.

Si tratta del reportage fotografico ‘La buona terra’, venti foto per raccontare le storie delle donne e degli uomini che già lavorano – in alcuni casi da anni – nei campi agricoli in condizioni di libertà e di rispetto delle regole.

Da un’idea di Silvia Mastagni Ufficio stampa e comunicazione istituzionale ANCC-Coop. Con la collaborazione di:

Maurizio Zucchi, Chiara Faenza, Claudio Mazzini

Coop Italia

Antonella Cosciotti, Massimo De Archangelis

ANCC-Coop

Irene Mangani

Fondazione “Il cuore si scioglie onlus”

Silverback-Greening the Communication (Realizzazione e organizzazione)

Photoaid Michele Cazzani, Nicola Demolli Crivelli, Andrea Micheli

Video di Silverback Francesco Sellari

Si ringraziano

Salvatore Dell’Arte 

Presidente Società Cooperativa Agricola Aurora di Pachino (SR)

Domenico Fazzari

Presidente Cooperativa Sociale Valle del Marro-Libera Terra di Polistena (RC)

Bruno Francescon

Amministratore Organizzazione Produttori Francescon di Rodigo (MN)

Fabio Grimaldi

Responsabile commerciale Cav. Uff. Pietro Grimaldi S.r.l di Sant’Egidio del Monte Albino (SA)

Pietro Remonti

Auditor Bureau Veritas Italia

Ingresso libero, aperta da mercoledì 21 a domenica 25 giugno

Chiesa Sant’Arcangelo, Via Michelangelo Lanci (incrocio con Corso Giacomo Matteotti), Fano

Dalla nostra agricoltura possono sparire caporalato, sfruttamento delle persone e del lavoro, emarginazione, illegalità. Lo dimostra l’esperienza della campagna “Buoni e Giusti Coop”, che promuove l’eticità nelle filiere ortofrutticole. A partire dalla primavera del 2016, tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di frutta e verdura (per oltre 70.000 aziende agricole) sono stati coinvolti in una grande operazione di legalità: chi non rispetta le regole in campo di lavoro e di diritti esce fuori dal sistema Coop. I controlli sono stretti e pagare la giusta retribuzione alza i costi, rispetto a chi versa pochi euro al giorno a un lavoratore. Ma le aziende agricole hanno reagito in maniera positiva, integrando e rispettando le regole sul lavoro per tutti e collaborando al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori immigrati.

La mostra fotografica “La buona terra” racconta le storie  delle donne e degli uomini che già lavorano – in alcuni casi da anni – nei campi in condizioni di libertà e di rispetto delle regole. Sono italiani, polacchi, indiani, maliani: non contano i colori o le lingue, gli abiti diversi. A rendere simili questi lavoratori sono desideri comuni a tutti gli esseri umani: dignità, rispetto, libertà di scelta.

Siamo andati a cercarli in diverse regioni d’Italia, perché l’immagine del loro lavoro potesse parlare di un cambiamento in atto. Dalle campagne del nostro Paese non arrivano più solo racconti di sfruttamento e miseria estrema, condizioni che ancora purtroppo resistono. Il cambiamento è in atto, e sta a tutti noi, come cittadini e come consumatori, agevolarlo. Questa mostra è dedicata a loro, a chi lavora nei campi e nella trasformazione dei prodotti agricoli.

 

 

 

 

L'amore al tempo dell'odio: collettiva di pittura

Mostra di pittura

 

Mostra collettiva di pittura di otto artisti:

Walter Angelici, Albano Aniballi, Rodrigo Blanco, Francesco Diotallevi, Giovanni Mazzanti, Mauro Mazziero, David Parenti, Luca Zampetti.

Ingresso libero, aperta da mercoledì 21 giugno a domenica 16 luglio

Chiesa di San Pietro in Valle, Via Nolfi (s.n., all’altezza di Via San Francesco), Fano

Orari di apertura 

mercoledì 21 giugno (giorno inaugurale delle mostre) dalle 19 alle 20

Nei giorni del festival (22-25 giugno)

22 giovedì dalle 18 alle 23

23 venerdì dalle 18 alle 23

24 sabato dalle 17 alle 23  (apertura anche al mattino dalle 10.30 alle 12.30)

25 domenica dalle 17 alle (23 apertura anche al mattino dalle 10.30 alle 12.30)

Successivamente

Giugno 30 venerdi dalle 17 alle 20

1 -16 luglio 

martedì dalle 21 alle 23

venerdì-sabato-domenica dalle 17 alle 20

domenica mattina dalle 10.30 alle 12.30

Walter Angelici
Walter Angelici è nato ad Ancona il 30 dicembre 1964. Dopo il diploma magistrale inizia l’attività di illustratore collaborando con le principali case editrici nazionali. Si iscrive contemporaneamente ai corsi di pittura dell’Accademia di Belle Arti diplomandosi con lode nel 1994. Nel 1998 decide di interrompere le collaborazioni editoriali sviluppando un personale percorso di ricerca nella pittura e nell’incisione.
Nel 1999 riceve il premio”Ginestra d’Oro” per un ciclo di monotipi, dipinti e disegni nati dalla rivisitazione di un testo dello scrittore Dino Buzzati. Ha insegnato, dal 2007 al 2011, Pittura, Scultura, Illustrazione e Tecniche della Xilografia presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dal 2011 è titolare di cattedra in Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale di Brera, Milano.
Numerosi cataloghi monografici ne documentano l’attività artistica, rivolta da sempre alla pittura, all’incisione e alla fotografia.
L’attività artistica di Walter Angelici è rivolta da sempre, alla pittura, all’incisione e alla fotografia. Le sue opere raccontano di tutti i Regni conosciuti: animale, vegetale, umano ma attraverso uno sguardo personale sensibile, silente e melanconico. Angelici, attraverso la sua arte, ha la capacità di restituire la sensazione di come vibri, in modo spirituale, anche la Natura e l’Universo.

Giovanni Mazzanti 

È nato a Macerata e risiede a Mogliano, ha frequentato per diversi anni la “Scuola Libera del Nudo” dell’Accademia delle Belle Arti di Macerata.
Dipinge nel tempo libero usando varie tecniche, prediligendo quella ad olio.
Giovanni Mazzanti è l’artista che racconta la solitudine e l’emarginazione umana nei sotto borghi delle città.
Rappresenta quella parte dell’essere umano fragile, delicata, sensibile che deve rapportarsi con la propria specifica capacità di saper vivere sulla Terra.
Nelle opere Il tunnel e Davide contro Golia, si vuole mettere in evidenza il disagio sociale, psicologico, filosofico dell’uomo nella città contemporanea, che lo porta ad uno stato di sofferenza, angoscia, smarrimento e isolamento.
L’uomo vivendo è infelice perché è la vita stessa che insinua dentro ad ognuno di noi, la sua legge di dolore (Leopardi). Il dramma dell’essere umano è che la vita quotidiana, con la sua noiosa ciclicità, è per sua natura, elusiva e ingannevole: la società è sempre più aggressiva.
L’uomo nel tempo si è evoluto costruendosi un suo habitat adeguandosi ad ogni situazione e distaccandosi sempre più da se stesso e dagli altri, fino a giungere alla completa indifferenza ed isolamento in una società fortemente individualista.
L’opera Davide contro Golia è la rappresentazione dell’uomo contemporaneo che si difende e si schermisce di fronte a qualcosa o qualcuno molto più grande di lui. Ogni giorno deve imparare a proteggersi con una sorta di scudo e affrontare da solo le paure, le incertezze, i soprusi, con la consapevolezza che l’uomo fin dalla sua origine ha sempre dovuto affrontare una personale lotta esistenziale.
Nell’opera Il tunnel, è rappresentato il disagio umano: in un angolo qualunque, di una città qualunque, un uomo si trova sdraiato a terra, tutti i sui drammi esistenziali sono rappresentati da strani intrecci di corde ripetuti su carte da gioco, quasi fossero un labirinto infinito, raccontano una esistenza difficile, impossibile da districare, da sciogliere, sembra non esserci via d’uscita, nessuna libertà: l’uomo ha perso ogni certezza.

Albano Aniballi 

È nato a San Giorgio di Pesaro (PU) nel 1967. Nel 1984 si diploma “Maestro d’Arte”. Nel 1987 si diploma in “Maturità d’Arte Applicata” nella sezione di decorazione pittorica, all’Istituto Statale d’Arte di Fano.
Nel 1991 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Urbino al corso di Pittura.
Nel 1994 si diploma come restauratore d’Arte delle opere moderne e contemporanee. Ha insegnato Anatomia Artistica e disegno grafico–pittorico nelle Accademie di Belle Arti di Palermo, Catania, L’Aquila, Macerata, Frosinone e Bologna.Attualmente è docente di Anatomia Artistica e disegno grafico–pittorico all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove insegna dal 2001. Ha esposto in gallerie italiane ed estere.

Albano Aniballi si interessa essenzialmente della figura femminile, attraverso un linguaggio libero e autonomo. Traduce nell’immagine del corpo, non solo la sua sinuosità estetica ma, anche, e soprattutto quella parte nascosta e intima: come la violenza fisica, psicologica, filosofica ed esistenziale. Corpi antropomorfi e androgini, a volte privati della loro femminilità, ma dalla fisionomia essenziale ed enigmatica, raccontano violazioni sulle donne, attraverso superfici che sembrano venire da lontano, evocando quella parte esistenziale della nostra contemporaneità.

Mauro Mazziero 

Nato a Recanati nel 1966, diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Macerata, con una tesi finale in Restauro, Mauro Mazziero rivela un talento eclettico e versatile: incisore, fotografo, ceramista, pittore ed esperto in tecniche di comunicazione multimediale.
Artista che si contraddistingue per sensibilità e raffinatezza, non dipinge semplicemente dei volti, ma espressioni, lineamenti, personalità, storie di vita. Sceglie attentamente i suoi soggetti, infonde loro sentimenti, partendo da un’immagine, da lui stesso scattata.
La sua è un arte antichissima: il ritratto è sempre stato oggetto di studio e di interpretazione, con lo scopo di rappresentare caratteristiche fisiche, somatiche e qualità psichiche, morali del soggetto.
A partire dal primo Rinascimento, la ricerca sulla morfologia e sulle espressioni del volto, hanno sempre incuriosito filosofi, naturalisti, pensatori e scienziati. L’osservazione diretta della realtà, è stata influenzata anche da una disciplina molto complessa e antica: la fisiognomica. Ricca di studi profondi, vuole mettere in relazione l’Uomo all’intero Cosmo, cercando in ogni aspetto del suo essere, delle corrispondenze con il Tutto.
“Conosci te stesso” diceva Socrate: nella pittura di Mazziero c’è la consapevolezza di voler raggiungere la conoscenza profonda dell’essere umano in tutta la sua complessità interiore, che viene, poi rispecchiata all’esterno, attraverso le rughe d’espressione, il volto, lo sguardo, il sorriso, la posa, l’abbigliamento. Quando questi elementi vengono considerati tutti insieme, sono come oracoli del nostro destino, testimoni di ciò che siamo stati e di ciò che saremo: “L’uomo è come un diamante, un poliedro dalle infinite sfaccettature e sfumature, che riflette l’intero universo e viceversa.” (Paracelso). Nel ritratto presentato, alcuni elementi traducono la Spiritualità del soggetto: lo sguardo, la posa, la posizione delle mani, il turbante, il cammeo; quest’ultimo è una finissima scultura in miniatura, la quale ha sia un valore simbolico che affettivo. Nei tempi antichi erano indossati come amuleti o portafortuna per proteggere chi li indossava dal male. L’uso sapiente del nero, come colore dominante, porta la persona ritratta in un profondo stato immateriale e spirituale: l’aura del soggetto prende vita in una posa eterna, sospesa nell’immortalità della perfezione trascendente e dell’anima purificata.

Rodrigo Blanco 

Rodrigo Blanco nasce nel 1975 a Latina. Trascorre gran parte della sua infanzia con i nonni, e in compagnia degli amici coetanei nelle strade di una periferia di pasoliniana memoria, strappata alla palude.  A ventun anni entra a lavorare in una fabbrica metalmeccanica, contemporaneamente prosegue la disciplina del salto triplo che gli fa acquisire una coscienza profonda del proprio corpo e delle possibilità in esso insite: il salto rappresenta un gesto ordinato e nello stesso tempo un atto di liberazione. Le tematiche delle sue molteplici espressioni riguardano la pluralità dei significanti nella realtà della rete connettiva (reti di esseri umani) e il principio di atemporalità ritracciabile in figure e forme ibride e combinate.Rodrigo Blanco interpreta il corpo umano come un racconto di senso: un racconto che nella nostra contemporaneità sembra si sia fermato, non è in evoluzione, ma in costrizione: senza espressività né profondità. I suoi lavori, quindi, vertono a liberare questo corpo, sono al centro della sua riflessione: mutazioni, metamorfosi, trasfigurazioni, che non riguardano solo l’essere umano, ma anche oggetti, biologia, tecnologia, scienza, ingegneria genetica che l’uomo ha generato: sedie, tavoli, cappelli, pipe, computer, monitor, rete e cavi internet, ecc., questi elementi vengono inglobati generando nuove forme post-umane, nuove creature libere e sospese al di sopra della materia.

David Parenti 

Nato a Genova, risiede a Reggio nell’Emilia. L’arte di David Parenti è da sempre incentrata nel raccontare frammenti di pellicole cinematografiche, dove, attori noti e importanti, vengono ritratti in pose suggestive ed evocative.
Si contraddistingue per l’immediatezza del segno, i tagli prospettici, il non finito, la tecnica mista, i dettagli dei particolari. Lavora ai confini fra disegno e pittura, rendendo l’opera unica e indistinguibile.
Spesso nei suoi lavori i soggetti vengono ritratti in scene mitologiche classiche, creando un atipico connubio fra cinema e storia.
Le due opere presenti in mostra, sono un chiaro riferimento a importanti lavori di Caravaggio: Il martirio di S. Matteo e Davide con la testa di Golia. Nel primo caso, l’artista, realizza solo il dettaglio dell’assassino del santo, lasciando trasparire il suo furore omicida che sta per riversarsi sulla vittima. Mentre nel secondo caso, la testa di Golia è quella di Pier Paolo Pasolini e Davide ha un’espressione quasi compassionevole, nei confronti del suo nemico; la pietà del volto dell’eroe, non lascia nemmeno emergere la gioia di aver sconfitto il nemico.
In entrambe le opere c’è un voler sottolineare lo stato politico, sociale, economico della nostra contemporaneità: guerre, rivoluzioni, soprusi, conflitti, ostilità. L’artista ha voluto sottolineare il disagio psichico-emotivo dell’uomo nella società odierna, che appare senza via di fuga, dove l’odio sembra aver preso sopravvento sull’amore, ma tutti sappiamo che alla fine il sentimento più forte e profondo in assoluto prenderà il sopravvento: l’amore.

Francesco Diotallevi

Francesco Diotallevi nasce nel 1971 a Senigallia (AN). Artista pittore e grafico, vive e lavora nelle Marche, in provincia di Pesaro Urbino.
Francesco dimostra sin da giovanissimo un vivo interesse per il disegno, appassionato dei personaggi creati da Bonvi (Bonvicini) e Jacovitti, disegnare diventa per lui un luogo e una dimensione nella quale, attraverso la fantasia, evadere e sviluppare narrazioni.
Frequenta la Scuola del Libro di Urbino sez. Disegno Animato, dove studia la tecnica del disegno, della grafica e dell’animazione, elementi presenti nella sua ricerca creativa negli anni a venire. Nel 1995 si diploma all’Accademia di Belle arti di Bologna, con il docente Concetto Pozzati, in questo periodo di studi inizia a unire in uno stile personale e caratterizzante, la conoscenza maturata a Urbino con la pittura e l’esperienza bolognese. Ha partecipato a mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero.

L’arte di Francesco Diotallevi è essenziale ed immediata, il suo linguaggio visuale è inedito e inconfondibile: costituito da sagome quasi infantili o primitive e da colori vivaci e piatti. Apparentemente semplici, le sue opere attirano e non intimoriscono, ma celano una sapiente combinazione ironica-cinica, oltre che argomenti attuali e significati profondi.

Luca Zampetti

Nato a Camerino nel 1966, vive e lavora a Tolentino.
Dopo gli studi classici ed il conseguimento della laurea in giurisprudenza, segue la passione per l’arte e, dal 1981 inizia, sperimentando suggestioni formali di varia matrice: cubismo analitico, espressionismo, influenze pop.
Dal 1999 nelle opere, caratterizzate sempre da una sottile ironia, i personaggi appaiono inseriti in scorci metropolitani, attraverso inquadrature di taglio cinematografico che danno vita ad un racconto di chiara matrice filmica.
Personalità poliedrica, sperimenta tecniche disparate come la scultura, la grafica e l’incisione.
Poeta realista e metropolitano, nel 1998 ha pubblicato la sua prima raccolta di liriche dal titolo Taccuino di un artista con la coscienza sporca. Luca Zampetti è un artista che racconta la nostra contemporaneità attraverso immagini di città metropolitane. Si distingue per la grande abilità con cui padroneggia sia il colore che i tagli prospettici. Solitamente i suoi lavori hanno due colorazioni fondamentali: le tonalità di grigio e le campiture monocromatiche, dalle tinte forti e accese.
Le sue opere sono delle vere e proprie inquadrature cinematografiche e l’artista diventa regista di se stesso, quando sceglie fra tanti il fotogramma a lui più congeniale, bloccando l’immagine in un istante esatto. Zampetti ha un proprio ductus pittorico, oltre il colore e gli scorci, la sua arte è riconoscibile anche per i soggetti, spesso, messi in primo piano, monumentali rispetto il contesto urbano. Questo permette all’osservatore di cogliere ogni dettaglio della persona rappresentata: uno sguardo, un pensiero, un’emozione, l’espressività del volto.
Nell’opera “Quel giorno, lì, nonostante tutto” l’artista ha tradotto esattamente l’archetipo dell’amore e dell’odio: i due ragazzi si abbracciano e si baciano, quindi si amano nonostante le lotte, i conflitti, e quindi l’odio intorno a loro. Il colore viene usato per sottolineare il carattere espressivo dell’immagine: il bianco e nero per l’odio, il colore per l’amore e la campitura monocromatica arancione come segno distintivo di forza e vitalità.
Nell’opera “In Yun c’era un amore forte e coraggioso” vi è rappresentato l’amore universale: la gioia e la felicità inesauribile di una donna per il proprio figlio. Un sentimento così potente da dover essere condiviso con altri, anche attraverso la tecnologia contemporanea di un cellulare.

L'amore al tempo dell'odio: personale di Elisabetta Duchi

Mostra personale pittorica di Elisabetta Duchi con la partecipazione del videomaker Gianluca Vincenzetti

Elisabetta Duchi vive e lavora a Fano, diplomata nel 1986 in Tecniche Incisorie e in seguito in Grafica Pubblicitaria alla Scuola d’Arte di Urbino, nel 1997 si diploma all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Urbino.

Dopo alcuni anni come Interior Designer in uno studio di Architettura, inizia l’esperienza di grafico presso vari studi e contemporaneamente insegna per un breve periodo Progettazione Grafica alla Comics di Jesi.

Dal 2001 è Art Director e cootitolare dell’agenzia Omnia Comunicazione di Fano.
Nei vari anni ha portato avanti la passione per le tecniche decorative e pittoriche realizzando lavori di vario genere dal linguaggio astratto-figurativo, nella ricerca d’immagini archetipiche e dal sapore arcaico.

La pittura:
Il mondo descritto da Elisabetta Duchi è quello visionario fantastico, ossia quello che si trova al di sopra della realtà, dove vengono rappresentati i sogni, ciò che è surreale e, soprattutto, ciò che non si vede con gli occhi, ma con l’inconscio.

Ingresso libero, aperta da mercoledì 21 giugno a domenica 16 luglio

Saletta Nolfi, (ex oratorio della chiesa di San Pietro in Valle), Via Nolfi (s.n., all’altezza di Via San Francesco), Fano

Orari di apertura 

mercoledì 21 giugno (giorno inaugurale delle mostre) dalle 19 alle 20

Nei giorni del festival (22-25 giugno)

22 giovedì dalle 18 alle 23

23 venerdì dalle 18 alle 23

24 sabato dalle 17 alle 23  (apertura anche al mattino dalle 10.30 alle 12.30)

25 domenica dalle 17 alle (23 apertura anche al mattino dalle 10.30 alle 12.30)

Successivamente

Giugno 30 venerdi dalle 17 alle 20

1 -16 luglio 

martedì dalle 21 alle 23

venerdì-sabato-domenica dalle 17 alle 20

domenica mattina dalle 10.30 alle 12.30

Il mondo descritto da Elisabetta Duchi è quello immaginifico e simbolico che traduce la realtà apparente con una realtà intima e invisibile.
L’artista ispirata dal libro “Caduto fuori dal tempo” di David Grossman, ha realizzato opere dal profondo significato sociale, politico, culturale. Al centro delle sua riflessione c’è l’essere umano e la sua identità. Temi contemporanei come l’immigrazione, il femminicidio, i soprusi, la violazione della libertà e del pensiero, le ribellioni, vengono rappresentati attraverso immagini archetipiche dalla forma essenziale e primigenia.
Elisabetta ama recuperare oggetti vari, abbandonati, buttati che nessuno più vuole e utilizza. Compie un vero e proprio ready-made: un oggetto già pronto, considerato nella sua essenza strutturale, al di là dell’immagine e del simbolo, instaura nuovi rapporti di comunicazione attraverso la varietà di combinazioni visuali. L’oggetto, dopo una destinazione d’uso quotidiana, subisce una trasformazione radicale: viene inserito all’interno del quadro e diventa opera d’arte, portando con sé tutto il suo vissuto: di chi l’ha costruito, di chi l’ha utilizzato, di chi l’ha semplicemente guardato.
Lo spazio fisico dell’opera risulterà completamente modificato nel suo intimo, nella sua essenza, acquisterà un valore poetico-sentimentale e il fruitore non si troverà semplicemente ad osservare, ma si vedrà costretto a vivere l’oggetto, che era comune e banale, al quale è stato conferito un nuovo utilizzo, una nuova dimensione e una nuova dignità.
Elisabetta, con segni essenziali e pochi colori, quali il bianco, il nero e il rosso accentua, la drammaticità, la forza espressiva di ogni opera, rivelando i sentimenti più veri e profondi dell’essere umano, come l’odio e l’amore. Ogni opera diventa emozionale, racconta storie di mondi, di territori lontani e vicini, di vicende umane portate al limite, divise fra sofferenza e amore, dove ognuno di noi si può riconoscere e identificare in un particolare stato d’animo. L’essere umano, trova serenità, conforto e ricompone la propria identità, in pochi momenti e luoghi della sua esistenza. “La vita è nel luogo dove tu versi il brodo”, l’artista colpita da questa frase di Grossman, comprende che il luogo, dove si compiono gestualità rassicuranti, ripetitive, diventa uno spazio protetto e sicuro: l’archetipo dell’amore, della solidarietà, dove nel rito del versare qualcosa di caldo, c’è la consapevolezza di vivere un momento di quiete e di pace.

L'amore al tempo dell'odio: personale di Maurizio Scalera

Mostra personale dell’illustratore Maurizio Scalera

Maurizio Scalera, nato a Fano nel 1973, ma perugino d’adozione, è un “extra artista” che ha come attività principale quella di architetto in Italia e all’estero, a cui unisce la continua ricerca artistica sulla definizione spaziale e la sua interpretazione. Le sue illustrazioni sono una risultante che oscilla tra: architettura costruita, installazioni temporanee, immagini virtuali, fotografie e disegni. Obiettivo principale anche del suo Studio di architettura ScAle architects, co-fondato nel 2002 con Benedetta Alessi, e filo conduttore delle sue creazioni, già ospitate in esposizioni collettive italiane e straniere.
Primo classificato, con La Venere di Tokyo (2010), del “Premio d’arte internazionale Aperitivo Illustrato”, approda a Pesaro con la sua prima mostra personale: Le Grand Tour, nel “Centro Arti Visive Pescheria” nel 2011.

Ingresso libero, aperta da mercoledì 21 giugno a domenica 16 luglio

Mediateca Montanari Memo (piano terra), Fano

Orari di apertura: giovedì 22 dalle 15 alle 23, venerdì dalle 15 alle 20, sabato 24: 9-13 e 15-23.30, domenica 25 dalle 15-20.

Artista poliedrico ed intuitivo, Scalera ha la straordinaria capacità di assemblare vari elementi, diversi e discordanti fra di loro, ricavando opere suggestive ed armoniose. Le sue illustrazioni sono tutte realizzate con la tecnica del fotomontaggio digitale.
Usa una creatività libera ed incondizionata, assembla città e luoghi dal mondo con immagini architettoniche storiche, citazioni di quadri noti, personaggi e prodotti di design famosi così come figure e oggetti del quotidiano.
Unisce passato e presente, ottenendo immagini oniriche proiettate nella nostra contemporaneità ma, crea, anche immagini di città e luoghi del prossimo futuro.

Lo scatto del tempo: personale di Mario Signorini

Mostra personale di fotografia di Mario Signorini

Mario Signorini nasce a Milano nel 1958, il suo approccio alla fotografia è da puro autodidatta. Non gli ha mai interessato apparire, perché in lui vi è il concetto autentico di libertà artistica, senza doversi legare a un evento, una galleria o un tipo di mercato. Espone quindi per la prima volta, in via del tutto eccezionale, per il Festival Passaggi.
Vive e lavora a Fano (PU).

Ingresso libero, aperta da mercoledì 21 giugno a domenica 16 luglio

Caffè Centrale, Corso Giacomo Matteotti, 104 – Fano

Orari di apertura: tutti i giorni dalle 6 alle 24

Il mondo fotografico di Mario Signorini è immenso e vario. Fotografa tutto, non ha una predilezione per un soggetto, vive la passione per la fotografia così come vive la sua vita, circondato da un mondo universale visibile ed invisibile. In tutta la sua arte c’è lo sguardo curioso di voler andare oltre le cose, oltre il limite del reale, in uno spazio silenzioso e immanente. Le opere rappresentate, nello specifico, vogliono tradurre la vacuità dell’esistenza umana attraverso lo scatto del Tempo.
Le fotografie sono una astrazione concettuale, surreale della realtà, vogliono allontanare il più possibile l’osservatore dal soggetto ritratto e condurlo in un mondo immateriale, ossia un mondo concreto, ma visto con uno sguardo atemporale.

La morte e l'amore

Ingresso libero

Spazio Arco Borgia-Cybo, Piazza XX Settembre (Ingressi Carifano e Musei civici) – Fano


Orari di apertura:
mercoledì 21 giugno (giorno inaugurale delle mostre) dalle 19 alle 21


Nei giorni del Festival dal 22 al 25 giugno:
22 giovedì dalle 8 alle 23
23 venerdì dalle 8 alle 23
24 sabato dalle 10 alle 23
25 domenica dalle 10 alle 23

Mostra collettiva di fotografia dell’associazione Centrale Fotografia
Alcuni fotografi dell’Associazione Centrale Fotografia, hanno realizzato immagini ispirate al romanzo “La morte e l’amore” dello scrittore fanese, Fabio Tombari edito da Mondadori nel 1931.
Ciascun fotografo partecipante, dunque, è stato sedotto dalle parole dell’autore, per fermare una visione, una frase e provare a dare una propria interpretazione, al fine di creare un insieme di suggestioni: poetiche, amorose, drammatiche, paesaggistiche. La mostra fotografica verte in una narrazione lirica pensata per restituire al visitatore ritratti, oggetti e paesaggi universali, che possono costituire oggetto d’interesse verso un grande e indimenticabile scrittore italiano.

Contest fotografico

Esposizione delle immagini vincitrici del contest fotografico L’amore al tempo dell’odio

Le sei immagini vincitrici della terza edizione del contest fotografico, promosso da Passaggi Cultura con la consulenza e la collaborazione tecnica di Centrale Fotografia.

Le immagini pubblicate su Instagram con l’hashtag #amorealtempodellodio sono state selezionate da una giuria tecnica e premiate anche con l’esposizione in uno dei caffè storici della piazza fanese.

Ingresso libero, aperta da mercoledì 21 giugno a domenica 16 luglio

Caffè Aurora, Piazza XX Settembre, 31/32 – Fano

Orari di apertura: le immagini sono esposte all’aperto, dunque visibili tutto il giorno.

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