La seconda giornata del Passaggi Festival si è conclusa nella cornice dell’ex-Chiesa di San Francesco, dove l’autrice Dagmara Bastianelli ha presentato il proprio romanzo d’esordio, Il balcone in Pietra (Edizioni Dialoghi), dialogando insieme allo scrittore Lorenzo Pavolini.

Andata e ritorno

La storia della genesi dell’opera di Dagmara è molto particolare e vale la pena di essere raccontata. Questo libro nasce nell’Aprile 2019 dalla decisione dell’autrice di tornare in Polonia dopo tanti anni. Vedere con nuovi occhi i luoghi dell’infanzia, quella Cracovia che per tanti aspetti è cambiata, rispetto ai ricordi di una bambina diventata ormai donna. Tornata in Italia, l’autrice inizia a dare forma alla propria opera, seguendo un flusso ininterrotto durato nove mesi. Inizialmente l’autrice voleva autopubblicarsi e regalare il proprio libro soltanto ad amici e parenti, poi, convinta dal proprio ragazzo ha deciso di inviarlo a varie case editrici, finché non è arrivata l’opportunità tanto cercata.

La ragazza dai due nomi e il tema della distanza

La decisione di nominare la protagonista “la ragazza dai due nomi” è una scelta particolare ed emblematica. Avere due nomi per l’autrice significa avere due identità, due lingue, due visioni del mondo. Questo dualismo nasce proprio dal fatto di aver dovuto abbandonare la propria terra da bambina. L’infanzia, secondo Dagmara, è il serbatoio dei ricordi, quindi la Polonia era diventata la terra della malinconia, della separazione. Scrivere questo libro perciò, è stato per l’autrice un modo per colmare la distanza con la propria terra d’origine, di amalgamare due culture, quella italiana e quella polacca e sugellare la pace con la propria infanzia.

L’infanzia lascia tanti semi che non vediamo, attraverso la scrittura sono diventati dei fiori, sono sbocciati

La ricerca come riscoperta

Un episodio chiave della vita dell’autrice è quello di aver perso i propri nonni in Polonia, fatto che si lega al tema dello sradicamento molto presente all’interno del romanzo. La perdita diventa allora, il simbolo della perdita delle radici e della ricerca vista come necessità. L’attività di ricerca, che ha occupato tanti giorni e tante notti della vita di Dagmara, si è trasformata in una ricerca di sé, delle proprie origini, la ricerca di un posto nel mondo. Il balcone in pietra, il titolo del libro, è per l’autrice il posto da cui osservare il mondo e sperimentarlo, come ha imparato a fare lei stessa, quando da piccola veniva educata all’arte e alla lettura proprio sul balcone di casa.

La scrittura come bisogno

Ciò che traspare più di ogni cosa dalle parole di Dagmara Bastianelli è l’amore per la scrittura, che lei stessa vede come uno strumento per conoscersi. Nonostante vi siano all’interno della storia momenti negativi e dolorosi, è importante per l’autrice lasciare un messaggio positivo che deriva proprio dal suo intendere la scrittura: un esercizio volto al miglioramento di sé. Il bisogno di scrivere e far conoscere la propria arte ha spinto Dagmara ad inviare un racconto per il notiziario culturale di Passaggi e contattare il direttore e ideatore del Passaggi Festival, Giovanni Belfiori. Poco tempo fa, la giovane autrice ha ricevuto l’opportunità di scrivere un pezzo per il Corriere della Sera dal titolo: “In questa Polonia c’è chi sparge odio”. A nome della redazione di Passaggi, perciò, le facciamo i migliori auguri per un buon proseguimento di carriera.

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