Cesare Carnaroli è Presidente del Passaggi Festival
[vc_separator type=”transparent” position=”center” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Cesare Carnaroli, Lei è il presidente di Passaggi Cultura, l’associazione che organizza l’unico festival italiano dedicato alla saggistica. Quest’anno il Passaggi Festival è alla sua IV edizione e, oltre ai personaggi illustri che parteciperanno, spiccano i nomi di sponsor nazionali. Come vive questa svolta?
[vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Riprendendo il titolo di questo anno di Passaggi Festival, “la felicità possibile” – per noi organizzatori in questo momento l’unica felicità possibile e auspicabile – è quella di una grande presenza di pubblico insieme ad una adesione ancor più convinta di Enti Locali e di sponsor privati.
[vc_separator type=”transparent” position=”center” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Ci saranno poi altre novità: la sede principale del Festival sarà Piazza XX Settembre, la piazza centrale della città di Fano. Che cosa comporta questo cambiamento?
[vc_separator type=”transparent” position=”center” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Quella della Piazza rappresenta una svolta nel senso che un successo di pubblico, che equivale ad un forte gradimento, ci porterebbe definitivamente nell’empireo dei Festival Nazionali al pari di Mantova, Pordenone e Ferrara.
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Fano è conosciuta come “la città dei bambini” e durante questa edizione il Festival dedicherà un’ampia sezione del programma a loro con attività e laboratori. Secondo Lei, il coinvolgimenti dei più piccoli contribuirà ad aumentare la consapevolezza e la conoscenza dei cittadini riguardo al Festival?
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La città dei bambini è stata la prima vera proiezione della Città di Fano sul piano nazionale. L’intuizione della città a misura di bambino – il soggetto più debole in assoluto – equivale ad una città dove l’uomo viene messo al centro di ogni programmazione, sociale economica o urbanistica che sia.
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“La felicità possibile”, un argomento rischioso e controverso visti i tempi che corrono. Che cosa vuole rappresentare la scelta di questo tema?
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Tenuto conto dei tempi che corrono, vuol rappresentare comunque un messaggio di speranza. Una felicità possibile, razionale rispetto ad una felicità assoluta, astratta, ideale che non è data per gli uomini.
Intervista di Carolina Rondina
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