Ester Viola Passaggi Festival

Ad aprire la Rassegna Libri alla San Francesco nella giornata di giovedì 22 giugno è stata Ester Viola con “Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore”, edito da Einaudi. L’autrice ha conversato con Flavia Fratello (giornalista, La7) e Tiziana Ragni (giornalista).

 

Completamento di una trilogia

Il libro si configura come una sorta di completamento di una ideale trilogia, costituita da due libri che Ester Viola ha pubblicato precedentemente, “l’amore è eterno finché non risponde” e “gli spaiati” entrambi editi da Einaudi. Protagonista di questa storia è un’avvocata che accompagna diverse coppie all’interno di un percorso di separazioni/non separazioni. La voce è più adulta rispetto alle due pubblicazioni precedenti ma non vuole essere predicatoria, non ha l’arroganza di definirsi onnisciente. La capacità di Ester Viola è proprio quella di non usare troppe parole, solo quelle strettamente essenziali. Come fossero tante piccole pasticche, forti e concentrate. Lo scopo è raccontare di queste storie senza però apparire arrogante, affrontando una materia di cui non sappiamo molto: l’amore. Come ha detto Proust:

“non c’è conoscenza in questo campo, se non intermittente”

 

Barzelletta o tragedia?

Ma come fare per evitare la voce del predicatore? Il trucco per Ester Viola è stato quello di mettersi dentro queste storie, guardarle come una vittima, con la consapevolezza che si tratta di avvenimenti che capitano a tutte e a tutti. Si tratta di veri propri libri per sopravvivere all’amore, dieci precisamente, libri che aiutano quasi a soffrire meglio. Perché lo sappiamo tutti ormai, se non soffri non ami, se non piangi e non patisci puoi dire di esserti innamorato almeno una volta? Fa riflettere però che quando la faccenda dell’amore disperato non è tua ma è degli altri, allora è comica. Il picco della disperazione per uno è una barzelletta per l’altro.

 

L’amore per riflessione di Kitty

Citando Proust un’altra volta;

“gli amori infelici sono come la malasorte delle fiabe. Nulla si può fare finché l’incantesimo non viene spezzato”

Chi è innamorato perdutamente è sotto una sorta di possessione mefitica. Si può solo aspettare che passi, non dipende da noi il mal d’amore e non abbiamo poter su esso. Il primo concetto su cui Ester Viola si è voluta soffermare è quello di “amore per riflessione”. Emblematico è il personaggio di Kitty contrapposto a quello di Anna Karenina nell’omonimo romanzo di Tolstoj. Kitty è vittima di un amore disperato per il barone Vronskij, che però non ricambia il suo amore. Ella decide dunque di ripiegare su un altro uomo, si discosta dall’amore impossibile per il barone. Amore per riflessione perché lei ha scelto consapevolmente l’uomo migliore per lei, quello che poteva donarle un amor più duraturo e tranquillo. Possiamo parlare anche di amore per convenienza, ma l’accezione non è negativa. Si intende una scelta ponderata, frutto di una lunga riflessione personale.

 

Il tennis e l’amore

Il processo che si cela dietro la stesura di questo libro è un processo “capovolto”: l’autrice ha riletto i dieci libri in questione vedendoli come una chiave e chiedendosi quale serratura potessero aprire. Partiamo con l’analizzare il motivo per cui “Open” di Andre Agassi sia uno dei dieci libri scelti da Ester Viola. Che c’entra il tennis con l’amore? La prima cosa che colpisce di questo libro è la copertina: gli occhi di Agassi sono occhi tristi, tristissimi. Vediamo al loro interno schegge di realtà. Il tema principale di questa biografia è il lento, metodico assassinio dello stesso Agassi perpetrato da suo padre, Mike Agassi. A causa di ciò, per tutta la vita questo tennista strepitoso ha odiato il tennis, con tutto il suo cuore. Lo ha odiato come a noi certe volte capita di odiare la vita. “Odio il tennis ma lo so fare, quindi continuo”. Il concetto è lo stesso di quando affermiamo di odiare la vita, ma continuiamo comunque a vivere. Vincere non è bello quanto è brutto perdere, il ricordo della felicità poi smette di essere felicità, ma il ricordo del dolore rimarrà sempre dolore. Il libro di Agassi però ci dice che si può fare, è la storia che ci serve per quando sembra che non ci passi mai.

 

Amore che diventa odio

L’amore ci spezza, ci denuda, ci impoverisce. Ma allora perché tutti lo bramiamo? Perché tutti viviamo sperando e cercando con tutte le nostre forze di essere amati? Ci hanno amati la prima volta, nel nostro primo attimo di vita e poi per tutto il resto della stessa cerchiamo sempre di replicare lo stesso schema. Forse però non abbiamo ben compreso quanto questo si trasformi, quanto muti. L’amore non è mai lo stesso. A volte l’amore si trasforma persino in odio (pensiamo all’odio di coppia); monta una specie di antipatia che però è un sentimento normale che convive con l’amore nel lungo periodo.

Ester Viola ci regala una simpatica espressione che lei stessa ha coniato: “Peppe per Peppe, mi tengo Peppe mio”. Peppe è l’entelechia maschile, rappresenta l’archetipo dell’uomo per eccellenza. Se tutti sono Peppe, allora tanto vale tenersi l’archetipo che già conosciamo. Può sembrare una visione pessimista dell’amore, eppure non si può negare che ci sia un qualcosa di consolante nella stessa. Cela delle verità di fondo.
Due sono le categorie di Peppe che una donna incontra nel corso della sua vita: il grande amore “sessualissimo” ed il piccolo amore quieto. Il primo ci fa volare, ci ingarbuglia i pensieri e ci fa venire la pelle d’oca, il secondo è l’amore tranquillo, sereno, noioso a volte ma costante. Inutile dire che statisticamente solo il secondo funziona, non crea instabilità.

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