«La semplicità è un grande strumento di democrazia, perché se veniamo compresi da tutti siamo più democratici; altrimenti rischiamo di allontanare le persone». Giovedì 22 giugno alla Mediateca Montanari di Fano si è svolto il laboratorio di web-journalism tenuto da Lorenzo Salvia, per Passaggi Festival. Il giornalista ha accettato di rispondere ad un paio di domande pensate dai ragazzi dello staff del festival.

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D. Al giorno d’oggi le persone tendono ad accostare le parole ‘sviluppo’ ed ‘evoluzione’ con le parole ‘web’ e ‘internet’ quasi come fossero sinonimi, lei crede che sia un accostamento giusto e che il web sia la chiave dell’evoluzione o che sia soltanto uno strumento di comunicazione illusorio e fittizio?
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R. Come tutti gli strumenti dipende dal modo in cui viene utilizzato. Ricordo un tempo in cui si diceva “la televisione fa male”, per il web è la stessa cosa. E’ sicuramente uno strumento potentissimo perché ci mette in comunicazione con parti del mondo che un tempo erano remote e che adesso sono vicine.
Ma nel momento in cui da strumento diventa fine a se stesso non sono più d’accordo. internet può essere sia un grandissimo strumento di crescita sia un ‘formidabile strumento per perdere tempo.

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D. Oggi lei ha tenuto questo laboratorio di web-journalism, qual è il messaggio che voleva trasmettere alle persone che hanno partecipato?
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R. L’insegnamento principale che ho cercato di trasmettere è quello di essere più semplici possibile quando si scrive, pensando che qualsiasi sia lo strumento che usiamo per scrivere un pezzo stiamo sempre raccontando una storia. ‘Raccontare una storia è la molla che fa andare avanti l’uomo da quando ha cominciato a usare la parola con coscienza’. Sin dall’uomo preistorico, quando veniva raccontata una storia, l’ascoltatore voleva sempre sapere il finale. Questo è il meccanismo che funziona da sempre. Anche quando stiamo raccontando qualcosa di serio e noioso, c’è sempre il modo di renderla una storia accattivante, senza sforzarsi di usare termini difficili, cercando di essere più semplici possibile. Infine ‘la semplicità è un grande strumento di democrazia, perché se veniamo compresi da tutti siamo più democratici’, altrimenti rischiamo di allontanare le persone.

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D. Attraverso quali parole si potrebbe riassumere al giorno d’oggi la professione del giornalista ?
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R. Una è il racconto ,raccontare una storia , che non vuol dire necessariamente una storia di cronaca , le storie stanno anche dentro la politica, l’economia, la cultura: dentro tutti gli aspetti della nostra vita; però credo che oggi la parola più importante sia Umiltà.

Negli anni passati il giornalista ha sempre avuto il difetto di considerarsi un gradino sopra i suoi lettori: questa è stata la deriva comune di tale mestiere, ma un atteggiamento di questo genere ormai non è più possibile perché la comunicazione passa attraverso altri canali. E’ illusorio pensare che il giornalista abbia la preminenza di notizia e di profusione della conoscenza: l’unica maniera per continuare a svolgere il proprio lavoro è quella di non considerarsi al di sopra degli altri ma usare i propri strumenti e la propria capacità  di analisi, raccontando per conquistare  l’attenzione dei possibili lettori perché un’informazione accurata ,efficace e seducente funziona e funzionerà sempre.

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D. Quanto conta la verità, che ormai viene accantonata ,messa all’angolo , posta dopo tutto, nel suo mestiere?
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R. Viviamo nell’epoca delle fake news in cui una notizia falsa ,che però è accattivante  e funziona, conta più di una notizia vera che è meno “attraente” ; la verità è la ragione sociale di questo mestiere. Quello che leggiamo, lo leggiamo attraverso il filtro delle nostre convinzioni. L’ambizione di raccontare la verità per quello che può essere, è però l’unico motivo che può tenere in piedi questo mestiere ed è questa la funzione fondamentale del giornalismo in una società che garantisce la democrazia. “siamo fallibili”, non si può avere la certezza di arrivare alla verità ma alla verità si deve tendere.

“Se smetti di tendere alla verità; cambia mestiere!”

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Intervista a cura di Alex Di Malta, Aurora Pozzi, Giorgia De Angeli

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