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Nel documentario “La preistoria dell’UE” viene mostrato come, prima della sua realizzazione e formazione, il seme dell’Europa fosse già presente nelle coscienze di molti pensatori già dal Settecento. Massimo Gamba conduce la narrazione della pre-storia dell’Unione Europea, interpellando lo storico Emilio Gentile.

Il documentario è disponibile sul sito di Rai Storia (http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma-puntate/la-preistoria-dell%E2%80%99unione-europea/24797/default.aspx ).

L’Europa tra i ventenni di oggi

Il quesito che Massimo Gamba rivolge ad Emilio Gentile è: come convincere un ventenne di oggi a credere nell’Europa? È un quesito difficile, perché oggi i poli fondamentali sono altrove, in Asia e l’unico imperativo sembra essere dividersi o morire.

Invece l’Europa è nata da ideologie totalmente opposte, già diffuse nel primo dopoguerra: unirsi o morire, con la convinzione che dopo il primo conflitto mondiale l’unica soluzione fosse riunirsi e non dividersi. È proprio conoscendo le radici dell’idea di Europa che si può capire il suo valore e la sua importanza, sperando che oggi si riescano a superare i vari nazionalismi altrimenti quel giovane ventenne è meglio che si trasferisca.

Il Settecento: dagli illuministi a Napoleone Bonaparte

Già nel Settecento Europa è una parola presente: viene usata come titolo di riviste, drammi, balletti. Alcuni pensatori illuminati hanno l’idea di un’Europa come luogo geografico e comunità di popoli ma soprattutto come un’autonoma entità civile, morale e spirituale.

Per intellettuali cosmopoliti come Montesquieu, Rousseau e Voltaire è un tema fondamentale. Voltaire sostiene che sono le tenebre dell’ignoranza e della superstizione ad impedire una visione europea. L’Europa dei popoli deve essere un’unità politica, con gli stessi principi di diritto pubblico e di politica, il più importante quello d’equilibrio fra gli stati.

Napoleone Bonaparte progetta di creare legame tra popoli, una sola moneta, un sola legge, l’abolizione delle dogane e un unico istituto per animare, dirigere e coordinare tutte le associazioni culturali e scientifiche. Si autodefiniva il mediatore naturale tra antico e nuovo, vedendo l’organizzazione federale come la forma ideale per i tempi e l’ideale civile.

L’Europa di Napoleone è però un’Europa che si impone con le armi. Invece di generare cosmopolitismo, ha generato una risposta nazionalistica in quasi tutti gli Stati spingendoli ad unirsi contro un nemico comune.

Una identità comune con radici remote

Il ‘700 vede grandi monarchie, ma anche la prevalenza di cosmopolitismo cioè di dialogo e mediazione. Voltaire poteva comunicare in francese con Prussia e Russia. L’idea è quella di una cultura europea come cultura della classe intellettuale e dei sovrani illuminati, abbastanza distante dall’ Europa odierna.

Anche con il Sacro Romano Impero di Carlo Magno c’era stata la creazione di un’ identità, ma proiettato verso il Medioevo e che si è poi diviso in regni e poi stati nazionali. Fin dai Greci l’Europa ha una coscienza diversa da quella asiatica, incentrata sul dispotismo. In Europa viene valorizzato l’uomo.

La Giovine Europa e i moti del 1848

Alla causa europea ha contribuito in maniera ingente Giuseppe Mazzini. Da Berna, in Svizzera, dove si era rifugiato dopo il fallimento della Giovine Italia, sottoscrive con diciassette esuli provenienti da Italia, Germania e Polonia l’Atto di Fratellanza della Giovine Europa nel 1834. Costruire l’Unione Europea significava lottare contro le dinastie e i privilegi all’indomani del Congresso di Vienna.

Nella visione di Mazzini il destino delle nazioni è quella di cooperare per realizzare una missione divina. La Giovine Europa si sciolse nel 1836.

Ma l’Europa dei popoli torna nuovamente in fermento nel 1848. Molte città sono in rivolta e i cittadini inneggiano ai diritti e all’indipendenza: da Napoli, Firenze, Roma a Parigi, Berlino e Vienna. Questi moti mostrano la presenza di uno spirito europeo, nonostante le monarchie ancora lo reprimano.

Per Benedetto Croce era come se un demone si fosse impossessato della mole europea e la scuoteva e l’agitava facendole invocare un’unità anche politica .

Il 21 agosto 1849 Victor Hugo al Congresso per la pace disse per primo “voi nazioni europee un giorno conservando l’individualità, le vostre distinzioni, vi dovrete fondere insieme in una fratellanza europea”. Ma proprio in quest’anno si assiste alla fine della primavera dei popoli e alla prevalenza dei nazionalismi che dureranno fino alla Grande Guerra.

Il primo dopoguerra: l’ esigenza di pace

Alla fine della prima guerra mondiale sorge la necessità di una garanzia di pace. I nazionalismi diventano esasperati dalla lentezza delle trattative di pace e dalle dure condizioni del trattato di Versailles.

La zona più bollente è quella della Renania e dei bacini della Ruhr dove nel 1923 si scontrano francesi e tedeschi. Eppure si respira nell’aria l’esigenza di pace. Nei 14 punti del presidente americano Wilson ci sono tutte le aspirazioni di fratellanza e collaborazione.

Nasce la consapevolezza che per un’efficace politica di pace non si può prescindere dalla risoluzione dei problemi economici e sociali delle singole nazioni.

La Società delle Nazioni sembra poter farsi portavoce di queste nuove ideologie, ma ad essa non aderiscono la Germania, gli Stati Uniti e l‘Urss.

Nel 1922 a Vienna il filosofo Coudenhove Kalergi presenta “Pan-Europa” in cui raccoglie l’ideale federalista e tenta di avvicinarvi i capi di stato. Figlio di una giapponese e un funzionario austro-ungarico, di origine fiamminga ma istruito a Vienna egli incarna geneticamente un’idea sovranazionale. È convinto che dopo il suicidio della Grande Guerra bisogna procedere oltre.

Il primo dopoguerra: la realizzazione della pace a Locarno

Dal 1925 l’Europa inizia a stabilizzarsi: Francia e Germania trovano un accordo con il patto di Locarno attraverso il francese Briand e il tedesco Stresemann.

Aristide Briand si dedica al raggiungimento della pace franco-tedesca e trova in Stresemann, anch’egli un convinto sostenitore della democrazia, un interlocutore ideale.

Si gettano le fondamenta di un capitolo di pace e cooperazione. Nel settembre del 1929 Briand invia un memorandum a tutti gli stati presenti a Ginevra, in cui chiede di intavolare delle trattative per una sistemazione dell’Europa.

Nel maggio del 1930 lo illustra alla Società delle Nazioni con un celebre discorso che diverrà il suo canto del cigno.

Europa dei totalitarismi

Con l’ascesa dei totalitarismi si abbandonano le ideologie di unificazione e di un’ Europa dei popoli. Le basi gettate a Locarno e il memorandum di Briand sono ormai accolti con freddezza e considerati obsoleti.

Muore Stresemann, l’uomo di Locarno e il rappresentate della Germania di Weimar e si profila l’ombra di Hitler. Nazismo e fascismo affermano di voler superare i confini e proclamano una “nuova Europa” ma sui miti di violenza, sangue e razza.

In realtà il discorso europeo è finito: la loro idea è quella di un nazionalismo esteso a tutta Europa, quindi un totalitarismo con una gerarchia interna non di un regime federale.

In Italia nel 1932 si svolge il Convegno Volta, in cui si discute di Europa alla presenza di Mussolini ma gli eventi successivi smentiranno ogni possibile cooperazione europea.

Infatti nel 1933 mentre Hitler abbandona la Società delle Nazioni, Mussolini invade l’Abissinia ed interviene in Spagna. Poi inizia un crescendo di eventi che vanno dall’ Anschluss, ai Sudeti, a Danzica e sfociano nella II guerra mondiale.

L’ideale europeo è del tutto abbandonato.

Winston Churchill e la rinascita di un’idea federale

Quando ogni speranza sembra ormai persa, nel giugno del 1940 Winston Churchill lancia la proposta di un’unione federale tra Gran Bretagna e Francia. Nonostante sia stata respinta, indica che i fermenti europeistici non si sono spenti.

L’idea Europeistica rinasce sui campi di battaglia, nelle carceri, nei bivacchi della resistenza. I valori europei costituiscono un riferimento comune per chi cade per la libertà.

Nel settembre del 1946 a Zurigo, Churchill pronuncia un discorso in cui si mette alla guida del movimento Pan-Europeo: “Dobbiamo costruire una specie di Stati Uniti d’Europa”.

Ormai la dimensione degli stati nazionali deve essere superata: la seconda guerra mondiale è stata vinta dalla democrazia liberale, quindi l’Europa deve essere portatrice dei principi di libertà dell’individuo. Churchill serba anche l’idea di amicizia verso la Russia e pensa di poterla integrare all’Europa.

Consigli e curiosità

Il documentario si conclude con alcuni consigli per avvicinarsi a questo complesso argomento. Come libro viene consigliato “Storia d’Europa nel secolo decimonono” di Benedetto Croce uscito nel 1932. Il luogo simbolo è Palazzo Wilson a Ginevra. Il film è “All’Ovest niente di nuovo” di Lewis Milestone uscito nel 1930.

L’inno dell’Unione Europea è tratto dalla Nona Sinfonia di Bethoveen del 1823. Beethoven con quest’opera ha in musica l’Inno alla gioia del poeta Schiller, che tratta di una fratellanza universale. La proposta di quest’opera venne fatta nel 1929 da Kalergi, fondatore di Pan-Europa. Nel 1985 è divenuto inno ufficiale.

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