Malena Passaggi Festival 2022

La quarta giornata di Passaggi Festival ha visto tra i suoi protagonisti l’attrice di film hard Malena, che ha presentato il suo primo libro “Pura. Il sesso come liberazione” (Mondadori). A conversare con lei, sul palco del Pincio di Fano, la critica letteraria e docente di lettere Carolina Iacucci e il direttore del Festival Giovanni Belfiori.

Il sesso come liberazione

Filomena Milena Mastromarino, in arte Malena, racconta nella sua prima esperienza letteraria come il sesso sia stata per lei una grande avventura di formazione, che le ha permesso di conquistare se stessa. Il titolo “Pura”, si riferisce al raggiungere l’essenza di sé lontano da compromessi: fare una scelta che ci rappresenti, a costo di osteggiare tradizioni sociali e familiari e prendersene la responsabilità. Malena dedica questo suo libro alle donne, ma soprattutto agli uomini perché ancora troppo ancorati a una visione dualistica. La donna infatti è vista sempre come un oppure, o creatura angelica o portatrice di piacere, ma sarebbe più opportuno vederla come un’addizione di tante caratteristiche.

Il confronto attraverso la fisicità

Nel libro Malena racconta un particolare episodio, che sembra anticipare i tempi del Covid. Prima di intraprendere la carriera da attrice porno, lavorava in un’agenzia immobiliare in Puglia. Quando si è saputo del suo avvicinamento al mondo del porno, i clienti dell’ agenzia non le stringevano più la mano. Tutti si rifiutavano di dare rispetto attraverso la stretta di mano, un atto davvero malvagio. Nella nostra società non si dà valore al peso di un rifiuto e alle sue conseguenze. È facile dire no, ma quel no genera meccanismi di non accettazione a cui è necessario pensare. Certo si possono ricevere dei no, ma è necessario confrontarsi: il no a prescindere è difficile da tollerare e allo stesso modo il sì a prescindere fa sentire schiavi. Il contatto fisico permette quindi un confronto e con il divieto posto dala pandemia ci si è resi conto quanto fosse fondamentale.

Il rapporto tra sesso e sapere

Il sesso è vita, è natura, è gioia. Secondo Malena non è un sapere a priori, ma si impara. In realtà afferma che le donne sanno già fare sesso, è l’uomo ad avere bisogno di qualche istruzione. Questo è dovuto al privilegio che ha il genere femminile di tenere nel proprio grembo una nuova vita, perché ciò la porta ad interfacciarsi con la trasformazione. Per la donna è quindi più naturale, nonostante la vergogna di mostrarsi e la paura dell’accettazione del proprio corpo. È un gesto semplice e solo poi vengono tutte le sfumature o “categorie”.
Nel suo lavoro il corpo viene utilizzato per emozionare, proprio come una ginnasta o una ballerina. Le persone che fanno il suo mestiere sono dei performers del sesso e non vanno imitati. Come quando si va al circo e ci si emoziona vedendo un trapezista, ma è chiaro che non va emulato perché dietro quel numero c’è tanta tecnica e preparazione.

Pornografia o letteratura?

A volte, di fronte a creazioni letterarie o figurative, ci si chiede se siano arte o pornografia. Nel 2001, durante gli scavi di Pompei, furono scoperti numerosi affreschi con scene di sesso posizionati all’ingresso delle terme suburbane. Si pensò subito ad un postribolo, ma come spiegò poi l’archeologa Luciana Jacobelli si trattava di terme frequentate da gente comune, di ogni genere. Questo dimostra che si è persa tutta la parte ludica del sesso, probabilmente a causa del cristianesimo. Oggi divertirsi con il sesso è considerato peccato. Secondo Malena non dovrebbe esserci alcun senso di colpa nell’unire due piaceri, sempre nel rispetto del prossimo e nella tutela dei più piccoli. La scrittrice sostiene che sia un problema più che altro italiano, perché nei viaggi di lavoro esteri vede che il sesso ha più un aspetto terapeutico e non peccaminoso. Il mondo greco era pieno di vasi con rappresentate scene simili a quelle di Pompei, eppure oggi non si possono mettere foto di nudo su Facebook. Bisognerebbe iniziare a vedere con positività i gesti più naturali al mondo.

La mancanza di educazione sessuale tra i giovani

Dopo una parentesi sulla necessità di tutelare a livello legislativo i sex workers, Malena inizia a parlare dell’esigenza di promuovere le informazioni sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. I professionisti del suo settore sono obbligati a fare dei test ogni 20 giorni, che danno risultati immediati, grazie a tamponi molecolari che le erano noti ben prima del Covid. Allo stesso tempo però non esiste la possibilità di fare un’assicurazione per il rischio infettivo, che spetta solo alle professioni sanitarie. Ciò che la sorprende è che spesso ci sono ragazzi o ragazze sedicenni che le scrivono per chiedere delle informazioni sull’HIV. Secondo lei è un aspetto gravissimo, perché significa che non riescono a chiederlo a nessuno delle figure di riferimento che hanno intorno e devono arrivare ad una pornostar. Per risolvere questa criticità andrebbe introdotta l’educazione sessale nelle scuole, magari in maniera opzionale come la religione, perché c’è una carenza educativa da colmare.. Malena è contenta di avere un ruolo educativo, ma è anche consapevole che spetterebbe ad insegnanti o medici.

Donna, oggetto?

Le domande sono poi proseguite riguardo un tema che sta molto a cuore alle femministe, ovvero il corpo della donna come oggetto. È vero che nel porno esiste la categoria slave, cioè schiavo, ma la peculiarità è che deve scegliere la persona stessa se vuole esserlo, con consapevolezza. Con queste poche parole Malena fa crollare l’idea di un corpo reso oggetto, perché finché c’è autodeterminazione significa che quel corpo ha un’anima. Un corpo diventa oggetto quando è privato dell’anima e questo avviene in situazioni molto più comuni di quanto si creda. Ad esempio quando una donna si dà tanto da fare per la casa ma nessuno le chiede come si senta, oppure quando un uomo o una donna devono per forza seguire le orme dei propri famigliari in ambito lavorativo e non c’è spazio per alternative. Si tratta di vicende che denaturano un soggetto, rendendolo oggetto.

I legami famigliari

Diverse volte Malena ha subito una categorizzazione dall’opinione pubblica: se fa quel lavoro è perché deriva da un contesto famigliare disagiato. Sarebbe troppo facile dare la colpa ai suoi genitori, perché significherebbe deresponsabilizzare se stessa. Le fa rabbia anche l’idea che una scelta tale dipenda per forza da una mancanza di educazione. La verità è che esistono persone disagiate anche in lavori di lusso e ben visti ed infatti fa l’esempio di una sua collega uccisa da un banchiere, mestiere illustre che rende una persona ben vista. Le dinamiche famigliari di Malena sono presenti nel libro, dove si parla del rapporto con i genitori. Ci sono stati periodi di conflittualità con il padre, però ora c’è comunque un legame anche se lui vive in America. Per quanto riguarda la madre, nonostante non abbia mai condiviso la scelta non ha smesso di starle accanto. Fondamentale la figura di sua zia Gina, sorella di suo padre, che fin da subito l’ha sostenuta senza remore, perché veniva dalla stessa realtà di donna emarginata. Essendo una ragazza madre, venne  allontanata dalla famiglia. Come gesto d’amore ha convinto così il padre e la madre di Malena a non riservarle lo stesso trattamento.

L’atteggiamento delle donne verso altre donne

Malena sgancia il sesso dalla logica della procreazione e lo abbina al piacere, però coglie che questo processo non è valido per tutte le donne perché ci sono ancora tantissime inibizioni. Una donna che va a letto con più uomini viene vista come una prostituta, mentre un uomo è ammirato. La stessa lingua italiana dimostra questo doppio standard morale, perché non esiste nemmeno la parola prostituto o altre accezioni negative al genere maschile. Inoltre l’attrice ha portato sul palco del Pincio una riflessione molto interessante riguardante la solidarietà tra donne. Lei ha notato che gli uomini non cercano mai di esaltare le imperfezioni di un altro uomo, mentre le donne non vedono l’ora di far luce sui difetti delle altre. Diventa quindi inutile manifestare contro la violenza sulle donne, quando siamo le prime ad avere un atteggiamento di giudizio e sfida. In questo modo non facciamo altro che autorizzare l’uomo a giudicarci, perché siamo le prime a schernire e dare l’assist per farlo.
La verità è che “Siamo tutte belle così come siamo”.

Un percorso verso la libertà

L’incontro si è concluso ribadendo l’importanza di fare delle scelte che ci rappresentino e delle quali dobbiamo prenderci la responsabilità. Malena ha scelto una strada di liberazione attraverso il sesso, ma la libertà ha implicato la solitudine, o meglio ha allontanato le persone che le stavano vicine falsamente. Allo stesso tempo molti non vogliono avvicinarsi, perché temono la donna sicura e forte che lei è. Nonostante questo, riconosce quanto sia un privilegio essere per pochi. Malena ha ringraziato calorosamente Passaggi Festival per essere tra quei pochi che hanno avuto il coraggio di accoglierla e per averle trasmesso un po’ di cultura.

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