Alessandro GiuliIl 29 giugno, nella giornata conclusiva di Passaggi Festival 2025, la città di Fano ha avuto l’onore di ospitare il giornalista, saggista e Ministro della Cultura Alessandro Giuli in un evento speciale tenutosi nell’ambito della rassegna Libri in Piazza. Il Ministro ha presentato il suo libro Antico presente. Viaggio nel sacro vivente, edito da Baldini e Castoldi e ha conversato Paolo Conti, giornalista del Corriere della Sera.

 

Antico presente

Il Ministro si mostra da subito particolarmente interessato alla nostra regione, le Marche, in quanto è legato da vincoli familiari alla zona del Maceratese e dell’antico Piceno e, proprio per soddisfare la sua passione per la storia e la cultura delle popolazioni italiche, ha scelto di raccogliere tutti i suoi saggi e di revisionarli per un’unica stampa. Il filo conduttore di questi scritti, contenuti in Antico Presente, è appunto la volontà di raccontare una meno nota realtà pre-romana, nella quale si ritrovano molti aspetti della nostra quotidianità: si pensi ad esempio ai retaggi culturali e sociali che si vedono nei nomi dei nostri borghi, nelle nostre feste e in tutto ciò che rimanda ad una cultura arcaica. Il focus di questo titolo, all’apparenza ossimorico, è quello di evidenziare lo stretto legame tra la vita collettiva e sociale e la profondità della nostra identità culturale; secondo Giuli, “ciò che è antico non ha mai smesso di abitare la contemporaneità ma ha solo assunto forme o nomi diversi”. Per questo, Antico presente ci porta alla scoperta di mondi poco conosciuti come l’Etruria e la Maremma, seguendo la scia di miti fondativi e leggende che mostrano la sacralità di questi tempi arcaici.

Alessandro Giuli Passaggi FestivalIl caso dei Bronzi di San Casciano

Per comprendere meglio l’intensità di questo rapporto tra società e antichità, è sufficiente esaminare il caso dei Bronzi di San Casciano. Questo complesso di reperti, rinvenuti nei pressi di una località termale, testimonia come, contrariamente a quanto si pensi, il mondo romano non abbia schiacciato quello etrusco, quanto invece denota una fusione tra le due culture e mostra una personalità federatrice di Roma. Infatti, quest’ultima ha preferito assimilare tratti del mondo etrusco, piuttosto che sradicarlo. È stato infatti rivenuta un’iscrizione eccezionalmente bilingue: la metà destra dell’iscrizione è redatta in etrusco, mentre la metà sinistra è in latino. Questo piccolo particolare sottolinea una civiltà che privilegia il dialogo e la mediazione tra culture differenti da sempre, tanto vero che l’Italia contemporanea riesce a confrontarsi con un ventaglio molto ampio di Stati, dimostrandosi così erede di una civiltà di pace e di diritto.

 

Giulio Cesare: un “riformatore dai metodi rivoluzionari

Il Ministro si sofferma su una riflessione sulla figura di Giulio Cesare, a partire dalle parole di Luca Canali, che definisce Cesare un “riformatore dai metodi rivoluzionari”, stroncato però dalla sua volontà di imporsi come dittatore perpetuo. Questo è, a detta di Giuli, una “rivoluzione abortita”, che segnava però la necessità di riformare un sistema sociale e politico obsoleto ma che ha portato Cesare a pagare con la morte il prezzo del cambiamento.

 

La cittadinanza nel mondo romano

Mostrando Roma come civiltà inclusiva, che non cancella la cultura altrui ma la integra alla propria, il Ministro si concentra sul tema della cittadinanza. Questa è, più che una pretesa geografica o un diritto di sangue, una vera e propria conquista culturale che rinnega qualsiasi aspetto etnico. Cittadinanza non è infatti una questione territoriale, ma è una conoscenza di fondamentali che caratterizzano la nostra società. Giuli afferma che la cittadinanza non è affatto scontata, ma dovrebbe essere un’adesione completa ai valori e princìpi dello Stato. La forza della cittadinanza romana era tale da intimorire i nemici, che cercavano di smembrare i legami solidi tra Roma e gli alleati italici.
A conclusione dell’incontro, il Ministro ci tiene a valorizzare l’importanza dello Stato come res publica e della res publica come res sacra: come i magistrati romani vivevano la loro professione come una funzione sacra, allo stesso modo oggi i funzionari pubblici dovrebbero adempiere al loro compito.

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