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Il romanzo 1984 scritto da George Orwell nel 1948 e pubblicato l’8 giugno dell’anno successivo, era stato inizialmente intitolato dall’autore L’ultimo uomo in Europa. Questo titolo sarebbe stato, forse, più accattivante. Ma 1984 non ne aveva certo bisogno per poter diventare uno dei libri più importanti nella storia della letteratura.

La scelta di modificare il titolo è forse dovuta alla volontà di Orwell di mostrarsi coerente con il messaggio del libro. L’utimo uomo in Europa poteva infatti influenzare il lettore o fornirgli già da subito una chiave interpretativa.

Il che è esattamente ciò contro cui si batte Orwell in 1984: inculcare un pensiero nella mente delle persone senza che esse ne siano consapevoli.

Come si controlla, secondo Orwell, una società?

È però quasi impossibile per un autore nascondersi dietro le proprie parole. Infatti il pensiero di Orwell trapela con grande forza in tutto il libro.

L’idea principale della distopia di 1984 è quella secondo la quale i regimi come quello del Grande Fratello siano caratterizzati dalla perdita di umanità delle persone. Questo è infatti l’unico modo per comandare e gestire una società.

Il processo, però, non è semplice, poiché si tratta di privare un essere umano di ciò che lo caratterizza come tale, ovvero la capacità di pensare individualmente e senza essere guidato dall’istinto.

Per farlo il Grande Fratello ha messo in atto molti metodi, primo fra tutti quello di rendere la maggior parte delle persone inconsapevoli e ignoranti. I prolet, che costituiscono il ceto più basso e più numeroso della società, non sono in grado di memorizzare le cose, tanto che basta variare le informazioni trasmesse dal teleschermo per mutare il loro parere o cognizione.

La neolingua

Per manipolare il pensiero della società, inoltre, il regime ha creato la cosiddetta neolingua, un insieme di ossimori e neologismi costruiti ad hoc per custodire il bispensiero, la cui espressione più nota è data dallo slogan “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.”

Sapere e non sapere. Essere cosciente della suprema verità nel mentre che si dicono ben architettate menzogne, condividere contemporaneamente due opinioni che si annullano a vicenda, sapere che esse sono contraddittorie e credere in entrambe. Usare la logica contro la logica, ripudiare la morale nel mentre che la si adotta, credere che la democrazia è impossibile e che il Partito è il custode della democrazia. […] Questa era l’ultima raffinatezza: assumere coscientemente l’incoscienza, e quindi, da capo, divenire inconscio dell’azione ipnotica or ora compiuta. Anche per capire il significato della parola “bispensiero” bisognava mettere, appunto, in opera il medesimo.

La verità è semplice

Il mondo dipinto da Orwell è quindi totalmente artefatto e costruito, per ottenere il quale serve un lavoro costante e complesso. L’autore sembra quindi remare contro il credere comune per cui la verità sia un concetto complicato e che per conoscerla sia necessario elaborare una grandissima quantità di informazioni.

In 1984 invece trapela il messaggio che ci viene insegnato sin da bambini, ovvero che “tutti i nodi vengono al pettine”.

Proviamo infatti a pensare come sarebbe semplice la realtà senza il muro di mattoni culturali e sociali che negli anni sono stati eretti intorno ad essa. I migranti del mediterraneo sarebbero persone disperate che scappano da una guerra e che cercano un rifugio. L’amore per un’altra persona sarebbe sempre e comunque qualcosa di bello, a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale. Il colore della pelle sarebbe soltanto un tratto fisico, come lo è il colore dei capelli o degli occhi.

“Nulla è più insopportabile della libertà”

Allora perché il protagonista di 1984 si ritrova (quasi) da solo nella sua battaglia alla ricerca della verità? Una chiave interpretativa si può trovare in un altro pilastro della letteratura mondiale: I fratelli Karamazov di Fedor Dostoevski.

Nel capitolo “Il grande Inquisitore” l’autore russo riflette sul fatto che la massa, in realtà, preferisca vivere in stato di subordinazione, ma con il pane tra i denti, piuttosto che in totale libertà ma con il fardello di dover prendere decisioni e ragionare con la propria testa.

Vuoi andare nel mondo a mani vuote, con una sorta di promessa di libertà che gli umani nella loro semplicità e innata turpitudine non sono nemmeno in grado di comprendere, di cui hanno paura e timore reverenziale, perché nulla è mai stato più insopportabile per l’uomo e la società umana che la libertà! Senti, vedi quelle pietre in quella nuda e ardente regione selvaggia? Trasformali in pane e il genere umano trotterà dietro di te come un gregge, riconoscente e obbediente, temendo che tu possa privargliene.

Il nemico comune

Un altro escamotage utilizzato dal Partito per controllare le persone è quello della creazione a tavolino di un nemico comune, di un capro espiatorio.

Vi sono infatti tre grandi macro-regioni nel mondo orwelliano: l’Oceania (una parte dell’Europa con l’America e parte dell’Africa), l’Eurasia (tutto l’ex blocco Sovietico e altre parti asiatiche) e l’Estasia (Cina, Indocina e Giappone). Ognuna di esse è di volta in volta alleata con un’altra, e la terza diventa il nemico. Queste alleanze possono variare nel corso degli anni a seconda della convenienza del momento, così da mantenere una rivalità di fondo tra tutte e tre le nazioni.

Così facendo il regime sfrutta l’ego dell’essere umano, il quale rende difficile assumersi colpe e responsabilità. Molto più semplice è, per molti, accettare una realtà manipolata che ripone in un nemico esterno la causa di tutti i problemi. Per esempio, è molto più facile credere che il malfunzionamento della società italiana sia colpa di quattro poveri migranti venuti dal mare piuttosto che dei nostri politici o di noi stessi.

Con ciò Orwell non intende, ovviamente, incolpare il popolo se il regime del Grande Fratello vige indisturbato. Semplicemente il Grande Fratello, proprio come i partiti sovranisti moderni, è stato in grado di trovare i punti deboli dell’indole umana, facendone delle brecce tramite cui conquistare la loro mente. Ma non il cuore.

La potenza dell’amore in Orwell

L’unico elemento non controllabile e che ha scatenato la ribellione di Winston è l’amore. Oltre che, udite udite, la sessualità. Entrambi questi elementi sono infatti caratterizzati da un istinto e un impeto che è impossibile controllare con la ragione e con la manipolazione della verità. Infatti, sappiamo bene che l’amore per qualcuno, così come l’attrazione fisica sono, purtroppo o per fortuna, difficilmente controllabili.

Non il semplice amore per una persona, ma l’istinto animale, il desiderio indifferenziato, nudo e crudo. Era questa la forza che avrebbe mandato il Partito in pezzi.

Inoltre l’amore e il sesso sono caratteri estremamente personali, intimi, individuali, che quindi cancellano quel processo di massificazione e spersonalizzazione al quale tanto tiene il Grande Fratello.

Nella società di Orwell il matrimonio era un semplice contratto e i rapporti sessuali si potevano consumare soltanto con il fine della procreazione. Insomma, tutto era concesso purché fosse in quale modo costruito e “razionale”.

L’istinto sessuale o l’amore per un’altra persona sarebbero state una minaccia al partito, perché sono in qualche modo una presa di coscienza di alcune fondamentali verità.

Innanzi tutto quella per cui l’amore ha il potere di abbattere ogni differenza di ceto o classe e, quindi, l’intera struttura su cui si erge un regime totalitario. E poi la verità più bella: ogni essere umano possiede la propria personalità e le proprie emozioni, che sono assolutamente uniche, come uniche sono tutte le storie d’amore.

Confessare non è tradire. Non importa quello che dici o non dici, ciò che conta sono i sentimenti. Se riuscissero a fare in modo che io non ti ami più… quello sarebbe tradire.


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