A Passaggi Festival Gianni Cuperlo, politico italiano e membro del Partito Democratico, presenta in piazza XX Settembre il suo nuovo libro “Rinascimento europeo”, edito da Il Saggiatore, per la rassegna di saggistica Libri in Piazza. A intervistato c’è la giornalista Alessandra Longo.

La vittoria del sovranismo alle elezioni politiche, una vera rivoluzione

L’autore con questo libro si aspetta una rinascita dell’Europa, a partire dai successi storici e dimenticando i passi falsi e le contraddizioni. Si cerca di avere un futuro all’insegna dell’accoglienza, della sostenibilità, dell’uguaglianza e del progresso. L’idea del libro, alla cui stesura Gianni ha dedicato circa quattro anni, nasce il giorno successivo alle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Ci sono stati due colpi di scena: la clamorosa sconfitta dell’intera sinistra, la peggiore in termini di percentuale, e la vittoria di due partiti, Lega e Movimento Cinque Stelle, che hanno avuto una percentuale di volti molto alta, ma non tale da poter governare da soli. I due partiti di allora, che non rispecchiavano assolutamente il loro stato attuale, avevano fondato la loro campagna elettorale su un impianto antieuropeista, aprendo la stagione del sovranismo e inimicandosi l’Europa, che basava invece la politica sulla burocrazia, sui vincoli e sui parametri. Sorge così l’idea che l’Europa non possa costituire un’opportunità da cogliere per la nuova stagione, ma sia un ostacolo da abbattere.

Trieste, la città che funge da confine e da frontiera

Per scoprire i motivi del ribaltamento dei valori in politica dopo le elezioni, ci si domanda che cosa possa aver interrotto il legame sentimentale tra gli italiani e il continente europeo. E rispondere a questa domanda Gianni decide di risalire il sentiero della storia e della sua esperienza, tornando nella città dove tutto è cominciato, Trieste. L’Europa è conosciuta a partire non dai documenti di Bruxelles sui vari parametri, ma dalla fortuna o sfortuna di nascere e crescere in una terra di confine e di frontiera, come Trieste, città dell’estremo Oriente italiano e rappresentante il confine più tragico e lacerato del Novecento, anche psicologicamente. Lo storico Raoul Pupo, che si occupa dello studio del confine orientale dell’Italia, fornisce una precisa distinzione tra confine, la sbarra che si alza tra uno Stato e l’altro, e frontiera, il territorio nel quale convivono più identità, lingue, etnie, nazionalità e confessioni religiose.

“L’Europa è una mescolanza dove la difficoltà più grande, ma anche ciò che è più importante, è la capacità di convivere”.

L’Europa nasce a metà del 1945

La storia del Novecento dell’Europa è divisa in due blocchi. Il primo Novecento riguarda il periodo dal giugno del 1914, periodo dell’attentato di Sarajevo, alla metà del 1945, momento in cui finisce la Seconda Guerra Mondiale. In questo lasso di tempo troviamo le due guerre che hanno rivoluzionato il mondo, le carestie, le epidemie e i continui scontri tra le nazioni, ma soprattutto non si possono dimenticare gli 80 milioni di morti. Il secondo Novecento, invece, rappresenta una chiazza scura sulla coscienza degli europei, e, malgrado la tragedia dei Balcani avvenuta negli Anni Novanta, i morti si sono azzerati rispetto alla prima metà del secolo, un vero e proprio “miracolo laico”, compiuto non dalla finanza, dall’economia o dai banchieri, ma dalla politica di tre grandi statisti, Schuman, Adenauer e De Gasperi, che hanno garantito una pace lunga e duratura. Così, a metà del Novecento si sono create le vere basi per il miglioramento dell’Europa.

Un’identità rimasta salda anche durante la pandemia

Il Rinascimento dell’Europa consiste nel farle ritrovare in ogni momento la sua identità. In questi anni la pandemia ha cambiato totalmente la realtà. Di fronte a questa situazione sarebbe bene cedere parte della propria libertà per ricevere la protezione. Conviene anche rinunciare al proprio benessere personale per avere in cambio i nostri valori fondanti e quelli dell’Europa. La pandemia ha stravolto le abitudini quotidiane, però l’Europa ha avuto una capacità di reazione mai vista prima. Ci sono voluti pochi giorni per sospendere il patto di stabilità interno e le norme sugli urti di Stato. La commissione europea e i governi nazionali hanno dovuto cambiare la logica. Cambia anche la mentalità tra i cittadini e si dà più valore e importanza a tutto. L’Europa deve costruire una sanità pubblica di prossimità e vicinanza alle persone. Nelle difficoltà si vede sempre il valore e l’importanza delle grandi istituzioni. Infatti,

“l’Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per risolvere le crisi”.

Troppe scelte sbagliate dall’Europa nella questione della guerra tra Russia e Ucraina

Nella questione della guerra tra Russia e Ucraina, l’Europa non ha agito nel modo corretto. Se avesse creduto nei principi e valori fondanti la libertà, il diritto e la democrazia liberale, li avrebbe dimostrati con coerenza nei rapporti con la Russia. Ha subito condannato l’invasione dell’Ucraina. Sono state imposte sanzioni pesanti alla Russia. Tanti profughi ucraini sono stati accolti in Europa. Così sono state smentite le previsioni della guerra-lampo voluta da Putin. L’invio di risorse militari in Ucraina non ha uno scopo. Le grandi potenze non hanno un’idea di come agire. Le istituzioni europee devono confrontarsi con la Russia, cercando di farla ritornare entro i confini precedenti alla guerra. A seguito della guerra l’Europa non può costruire una cortina di ferro. E chi dice questo non è sostenitore di Putin ma sono voci autorevoli della diplomazia europea che attacca la Nato per l’espansione a est. L’Impero russo ha sempre avuto due preoccupazioni: la difesa del confine occidentale e lo sbocco sui mari a sud. Gli stati europei devono trovare moralmente e politicamente una soluzione al di fuori della guerra, per dare vita a un nuovo e lungo periodo di pace.

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