Invecchiare al tempo della rete

Invecchiare al tempo della rete
di Massimo Mantellini, Einaudi

Nel dicembre del 1968 Natalia Ginzburg scrisse un breve saggio intitolato La vecchiaia. Ginzburg a quei tempi aveva 52 anni e tutto il testo è attraversato da un doppio tono: quello profetico, una sorta di manualistica sentimentale su come salvarsi, su come provare a non diventare vecchi dentro un percorso ineluttabile, e quello legato all’accettazione dolorosa della propria decadenza connessa al tempo: un tempo implacabile, che sarà uguale per tutti.

Le parole della scrittrice rimangono parole del secolo scorso, fuori da qualsiasi schema digitale, e il digitale è invece la grammatica di questo tempo.
Lette oggi restano intatte nella loro bellezza e profondità ma reclamano alcuni aggiustamenti e qualche nuova domanda.

Come si diventa vecchi oggi? Nessuno è diventato vecchio su internet, almeno finora. Sono passati venticinque anni da quando tutto è cominciato e la rete ha avvolto le vite di molti. In ogni caso, ovunque nel pianeta, e ogni giorno di piú, le persone invecchiano su internet, dentro un luogo differente da quello in cui invecchiavano prima. Una landa inedita, in buona parte inesplorata.

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