Lucia Annunziata, Passaggi festival 2023

Lucia Annunziata è stata giornalista, corrispondente dal 1976 dagli USA e poi da Gerusalemme per La Repubblica poi passata al Corriere della Sera nel 1993 di nuovo come inviata dagli Stati Uniti. Nel 1995 inizia la carriera come conduttrice televisiva in Rai dove lavora per quasi trent’anni. Nel frattempo scrive anche dei libri, ultimo dei quali è quello che presenta a Passaggi Festival: “L’inquilino. Da Monti a Meloni: indagine sulla crisi del sistema politico” (Feltrinelli). L’autrice dialoga con Marino Sinibaldi (Presidente Cepell ed ex direttore di Rai Radio 3). Lucia Annunziata, in questa occasione, si vede anche assegnataria del Premio Giornalistico “Andrea Barbato”, fornito dal Patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti, con la partecipazione alla cerimonia di premiazione di Ivana Monti Barbato, l’assessore all’Istruzione e alle Biblioteche Samuele Mascarin ed il sindaco di Fano Massimo Seri.

L’utopia della democrazia

Sette governi con sei premier. Per dieci anni sono stati portati al governo presidenti tecnici col loro entourage di tecnici, non eletti attraverso elezioni politiche: inquilini temporanei, dunque, della “casa della detenzione del potere”. Si nota dunque una pecca nella democrazia, che dovrebbe trovare il suo nucleo, invece, proprio nel ruolo attivo dei partiti eletti in parlamento dai cittadini. La politica ha quindi perduto la sua missione sociale originaria in questi ultimi anni e la più evidente conseguenza è il drastico calo della percentuale di votanti. Tuttavia non bisogna mai dimenticare che la politica è l’arte più difficile che possa esistere. È un mondo tremendamente fragile e difficile allo stesso tempo. I procedimenti democratici sono complicati, sono lunghi e complessi, costituiti da molte persone con molte esigenze. Non si può accontentare tutti, è quasi impossibile, e comunque, se si riuscisse nell’impresa, l’esito sarebbe temporaneo, apparentemente inutile confrontando lo sforzo rispetto al suo risultato così volatile, così corruttibile dal cambiamento anche di una sola opinione. Gli autocrati, d’altro canto, hanno un modello di politica decisamente più semplice: meno (o affatto) rispettoso del pensiero altrui, dell’opposizione. Un modello che si fonda sull’”individuo pastore” che conduce il suo gregge, formato dal popolo, nell’accogliente e rassicurante ovile della mancanza di pensiero autonomo ma con un effetto più stabile, più fisso, più “utile”.

Da che parte gira l’ingranaggio?

Alla domanda di SinibaldiLa democrazia funziona male?Annunziata risponde con fermezza: “La democrazia è il materiale fondante la società occidentale. La sua più grande caratteristica è costituita dalla somma degli individui liberi della società”. La scrittrice continua fornendo un quadro del pensiero odierno sul concetto di politica: “Nella società si è inserito una sorta di disprezzo verso la politica, una sensazione di noia ridondante nella pancia, un pensiero che quasi si tramuta in borbottio quando tutta la famiglia è a tavola e si potrebbe affrontare assieme un discorso tanto coinvolgente”. In realtà queste reazioni non sono altro che una sfiducia verso il nostro modello democratico, così complicato e funzionale. Bisogna però rendersi conto che quando si dice no alla politica e non si va a votare si rinuncia alla democrazia. In questo modo si rinuncia ad un nostro diritto che, anzi, è anche un dovere. È ovvio, tuttavia, che se consideriamo onere ciò che dovrebbe essere un onore allora qualche ingranaggio non gira nel verso giusto o forse non gira affatto.

Inquilinus civis urbis Romae

A fine intervista Lucia Annunziata dichiara di sostenere il rapporto tra élite e popolo, in quanto i primi devono fare cose per il popolo e questo deve verificare correttezza e utilità del loro operato. La scrittrice, nel particolare, offre una breve panoramica dell’introduzione del suo libro raccontando la reazione di Catilina, senatore romano, alle orazioni mossegli da Cicerone, homus novus (ovvero uomo proveniente da una famiglia in cui nessuno mai aveva rivestito alcuna carica pubblica). Si tramanda che Catilina rispose alle “Catilinarie” di Cicerone dicendo “Senatori, voi siete preoccupati che io stia distruggendo i valori di Roma. Tuttavia vi affidate ad un homus novus, inquilinus civis urbis Romae, (un semplice affittuario della città di Roma)”. Ciò a dimostrazione del fatto che un patto tra élite e popolo c’è, c’è sempre stato e ci deve essere e non va tradito mai.

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