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Martedì 19 Maggio 2020, Ulisse è tornato a vivere al museo San Domenico di Forlì. All’indomani
della Giornata Internazionale dei Musei, con tutte le precauzioni del caso, finalmente un primo
spiraglio di speranza si è riaperto sul mondo dell’arte.

Il suddetto museo, rappresenta per la città il cuore pulsante della cultura, il luogo in cui recarsi per sentirsi accolti in uno spazio dai mille volti sempre pronto ad incantare. I suoi grandi ambienti adornati da bellissimi affreschi di quello che era un tempo sede di un convento domenicano del XIII secolo, ne fanno poi un’ottima cornice per le appassionanti mostre che si susseguono qui ogni anno.

Un viaggio lungo secoli

“Ulisse. L’arte e il mito”: così è intitolato il percorso che i visitatori sono chiamati ad intraprendere
alla scoperta dell’eroe greco. Un itinerario dove la realtà è sospesa e si avvertono la magia e la
potenza della narrazione di un mito che attraversa i secoli e si fa storia nella storia.

Il visitatore – viaggiatore, si fa strada così nella miscellanea delle 250 opere esposte che lo accompagnano in un’indagine storica dall’archeologia fino alle inquietudini dell’uomo moderno.

La nave, simbolo molto caro al protagonista della mostra, è celebrata nella prima sala del San Giacomo che riserva un posto d’onore al legno di un’imbarcazione mercantile greca risalente al V secolo avanti Cristo. Questo straordinario reperto proveniente da Gela, posto all’inizio della mostra, è da intendere come
un invito ad imbarcarsi nella mitica avventura, muniti dell’immancabile curiosità che è propria di
ogni partenza.

Dopo una prima sezione dedicata all’archeologia greco-romana, si procede in direzione del Medioevo dove, lasciandosi le prime sirene alle spalle, il sommo Poeta accoglie gli ospiti con la suggestiva narrazione del suo ventiseiesimo canto dell’Inferno, che introduce agli affascinanti manoscritti illustrati dell’epoca.

Ulisse approda poi nel Quattrocento dove indossa le vesti dell’uomo rinascimentale e, con la sua storia, diventa il protagonista dei dipinti di cinque cassoni nuziali.

Le vicende dell’eroe nel Cinquecento, poi, insegnano agli uomini ad affrontare difficili prove per avvicinarsi alla virtù e i grandi personaggi dell’epoca richiedono per tanto, realizzazioni di cicli pittorici qui visibili, da esporre nelle proprie dimore.

Il poema omerico, incontra fortuna anche nel corso del Seicento in cui viene celebrato da svariati artisti trai quali vale certamente la pena ricordare Rubens. È questo il medesimo periodo in cui ci si concentra sulla magica figura di Circe che diventa la protagonista di numerose opere.

Proseguendo il cammino, si è nuovamente tentati dalle sirene che incantano dai dipinti dei preraffaelliti, dai quali si fanno portatrici di una nuova femminilità dominata dall’eros che si fonde con la libertà.

Passando poi attraverso il Romanticismo, è possibile perdersi nella contemplazione di opere che portano l’attenzione sulle tematiche drammatiche e commoventi di abbandoni e ritrovamenti.

Avvicinandosi invece al Simbolismo, si respirano la decadenza di fine secolo e le conseguenti rappresentazioni visionarie, che non mancano di affrontare tematiche moderne come quella dell’emancipazione femminile.

Giunti al Novecento, e quindi al termine del viaggio, invece che assistere ad un ritorno, siamo infine
testimoni del suo contrario che si palesa nelle manifestazioni artistiche dell’uomo smarrito del
ventesimo secolo che cerca nell’antico mito di Ulisse un nostalgico ritrovamento dell’identità.

Ulisse: l’eroe umano

Ma chi era Ulisse? E perché è così importante? Il fatto che la sua figura sia stata ripresa più volte
nella storia, come è evidente da questa mostra che ne riporta esempi provenienti dai diversi
linguaggi delle arti visive, dice molto su di lui.

Ulisse ci assomiglia, e di questo se ne sono accorte generazioni di artisti che lo hanno raccontato enfatizzandone diversi aspetti. Dato che lingua e identità sono due concetti interconnessi, è forse a partire dai suoi tanti epiteti e appellativi che si può comprendere la sua essenza.

Omero si serve prevalentemente della parola poly- per descriverlo, che sta appunto per “multi o molti”. Una personalità quindi dotata di diversi attributi che a seconda della situazione, in questo caso, possono essere: polýtropos (dai mille viaggi), polyméchanos (dai molti ingegni), ma anche polymétis (dai mille inganni), o ptolíporthos (saccheggiatore di città).

Odisseo poi, il suo nome originale, deriva dal greco “odussamenos” ovvero “l’odioso”, tutto questo ad
indicare che l’eroe era più umano che mai e, in quanto tale disponeva di tutti i pregi e difetti tipici
degli uomini.

Coraggioso, bugiardo, curioso, scaltro, traditore e viaggiatore, rappresenta l’umanità in tutta la sua imperfetta bellezza. Emblema del viaggio, lui e la sua storia continuano ad intrigarci ed emozionarci facendoci da guida nel nostro percorso, qualunque sia la nostra meta.


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