Nando Dalla Chiesa, Passaggi Festival 2023

Nando dalla Chiesa, da 11 anni a Passaggi Festival, è stato deputato della Repubblica Italiana, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’università e della ricerca, (durante il secondo governo Prodi), Senatore della Repubblica. Dalla Chiesa è inoltre direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano dove insegna “Sociologia della criminalità organizzata, Organizzazioni criminali globali e Metodi di educazione alla legalità”, inoltre è presidente del Comitato antimafia del Comune di Milano. Infine è autore di più di trenta libri ed oggi, a Passaggi Festival, presenta il suo ultimo: “La legalità è un sentimento. Manuale controcorrente di educazione civica” (Bompiani). Conversa con l’autore Gigliola Cinquetti, vincitrice per due volte del Festival di San Remo (1964 e 1966) e prima italiana vincitrice dell’Eurovision Song Contest. In totale ha venduto più di 15 milioni di dischi in tutto il mondo.

 

 

Legalità come modo di vivere

 

Gigliola Cinquetti comincia subito l’intervista chiedendo a Dalla Chiesa un chiarimento sul titolo del libro: “Legalità e sentimento, prima si spiega la legalità poi il sentimento, nel libro. Quali sono le tue definizioni di concetti così vasti?”, secondo Nando la legalità è una parola molto usata. Quando si pensa alla legalità si fa riferimento a quando si paga il biglietto del bus, come un insieme di regole, tuttavia per lui non è così. Le regole funzionano se incontrano i sentimenti delle persone. È possibile spiegare una regola e poterla comprendere ma comunque questa può essere violata. Ad una domanda che Dalla Chiesa pone ai suoi studenti all’inizio di ogni anno “Cosa è la legalità?” la risposta più memorabile sinora, per l’autore, è stata: “È il modo di vivere, è rispettare una regola in modo naturale, istintivo”. Quindi, secondo l’opinione di Dalla Chiesa, la legalità è uno spirito pubblico, è vivere in un certo modo perché ciò che si fa quotidianamente viene valutato positivamente da chi lo compie.

 

 

Il valore della sconfitta

 

La Cinquetti continua: “Più volte, nel corso del libro, ripeti che vuoi lavorare sulla legalità con i piedi per terra e con sentimento. Queste, a prima vista, possono sembrare contraddizioni: come si può stare con i piedi per terra e dunque realisti, concreti, ma al contempo avere sentimento e quindi spensieratezza, cuore più che testa?”. L’autore tiene il microfono con due mani, corruga la fronte per un istante, poi risponde:

I piedi per terra servono per non far volare via i sentimenti. È la ragione per cui quando bisogna analizzare un fatto non si può essere sempre ottimisti mentre quando bisogna guardare al futuro si deve lasciar spazio ad un sentimento realista tendente all’ottimismo”.

Dalla Chiesa si lascia quindi andare ad una riflessione: al giorno d’oggi la legalità è molto esposta al vento, i mezzi di comunicazione di massa (o di educazione?) rischiano di educare più delle famiglie stesse. È preoccupante che la presenza dell’effimero, del fungibile, del temporaneo, possa cambiare troppo la realtà, possa così renderla più noiosa, meno “vera”. “Ciò che è scritto sui social non è diverso da ciò che trovavo scritto all’interno dei bagni dell’università da studente solo che al tempo, quelle scritte sui bagni, non interessavano a nessuno mentre ora tutti si preoccupano di ciò che la gente scrive sui social. Le persone ci si ammalano su queste cose. Quello che mi indispone è che apparentemente nessuno lo trova pazzesco questo fenomeno” rivolgendosi al pubblico “è pazzesco ed è una debolezza della società”. I poteri corrotti, invece, sono forti. Secondo l’autore serve una società “con una nervatura, con dei valori saldi”. La domanda è quindi d’obbligo, “Dove si trovano questi valori, come si ottengono?”. “La vita senza fatica non è nulla” conclude Dalla Chiesa “ci si deve abituare di più a perdere e a riconoscere il valore delle proprie ferite, a riconoscere il rischio della sconfitta ma non perdersi d’animo e continuare a voler accettare nuove sfide e a voler vivere”.

 

 

Il quarto girone

 

A questo punto dell’intervista il pubblico applaude ad ogni occasione in cui Nando, terminato il discorso, riprende fiato per rispondere alla domanda successiva. Non ci sono momenti di silenzio se non quando, nel mezzo del discorso, Dalla Chiesa abbassa lo sguardo, pondera le parole, e riprende a parlare, aggiungendo aneddoti di vita privata e pensieri di grande levatura. Gigliola Cinquetti conclude l’intervista domandando di un “Quarto girone dantesco” di cui l’autore parla nel suo libro. Per Nando ciò che succede in un paese può essere rappresentato in gironi danteschi: il girone centrale è dove si consumano i delitti, il secondo girone, invece, è composto da chi, per interesse, aiuta la commissione di crimini senza compierli. Il terzo girone lo abita chi aiuta direttamente ma non intenzionalmente, i cretini, i quali aiutano i criminali senza volerlo. Infine, il quarto girone, dove si svolgono battaglie tra ideali e cultura: più vincono i valori di legalità e democrazia più gli altri gironi si restringono. Questo lo possiamo vedere anche con esempi pratici come i reati ambientali: valori che in precedenza non venivano minimamente considerati ad un tratto assumono importanza nel quarto girone e si impongono come capisaldi anche negli altri tre gironi.

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